Regia: Robert Schwentke
Cast: Bruce Willis, Morgan Freeman, Helen Mirren, Mary-Louise Parker, Julian McMahon, Ernest Borgnine, Richard Stephen Dreyfuss, Brian Cox, James Remar, John Malkovich, Karl Heinz Urban
Durata: 1h 51m
Anno: 2010
Cast: Bruce Willis, Morgan Freeman, Helen Mirren, Mary-Louise Parker, Julian McMahon, Ernest Borgnine, Richard Stephen Dreyfuss, Brian Cox, James Remar, John Malkovich, Karl Heinz Urban
Durata: 1h 51m
Anno: 2010
Frank Moses (Bruce Willis) è un-ex agente CIA ormai in pensione, che non riesce ad accettare di buon grado quello che per molti altri rappresenterebbe un meritato periodo di riposo. Le cose cambiano nel momento in cui Frank capisce che qualcuno lo vuole morto. Per venire a capo di questa faccenda l’uomo si rivolgerà ad alcuni ex colleghi (Morgan Freeman, Helen Mirren e John Malkovich), anche loro ritirati ormai da tempo e desiderosi di gustare un altro po’ di adrenalina.
Le rimpatriate sembrano andare forte ultimamente, soprattutto se immerse in quel clima revival che ha fatto la fortuna – e sicuramente continuerà a farla – di molte produzioni cinematografiche. Così, dopo quel concentrato di testosterone che ha caratterizzato The Expendables, l’ultima fatica di Sylvester Stallone, e quel misto di cool, trash e mestiere rappresentato da Machete, ecco che arriva un’altra pellicola, che come le precedenti presenta un cast di all star, ma questa volta decisamente di classe (senza nulla togliere agli altri titoli, ma è pur sempre un dato di fatto).
Red è liberamente tratto da una miniserie a fumetti edita dalla DC Comics e creata da Warren Ellis e Cully Hamner. È importante sottolineare quel “liberamente”, perché per questa trasposizione cinematografica storia e personaggi hanno subito una pesante operazione di restyling, che ha avuto la benedizione degli autori, è vero, ma che da un certo punto di vista ne ha alterato l’essenza. Poco male, perché in questo caso la missione cinecomic può comunque dirsi compiuta.
Quella diretta dal tedesco Robert Schwentke è infatti una pellicola che possiede tutte quelle caratteristiche che il genere impone: ritmo, una storia ingarbugliata quel tanto che basta, degli ottimi personaggi e tanto, tanto divertimento. Il risultato è un gustoso mix di generi, che sfiora il pulp (ma fortunatamente senza amplificarne i virtuosismi) per fare il verso alle più riuscite spy story, manifestando così una certa vena nostalgica che interviene sia a causa delle tematiche affrontate, che dei nomi coinvolti.
Per quanto riguarda il cast, ci troviamo di fronte ad un bel gruppetto, in grado di risultare simpatico dal primo momento che si leggono i nomi sul manifesto. C’è chi si diverte ad interpretare il solito ruolo che il cinema gli ha imposto, come Bruce Willis e Morgan Freeman, rispettivamente duro dagli occhi di ghiaccio e vecchio saggio, e chi invece ci regala un’interpretazione inaspettata o perennemente sopra le righe, come Helen Mirren e John Malkovich, che superano il confine del grottesco, diventando addirittura cult.
Le rimpatriate sembrano andare forte ultimamente, soprattutto se immerse in quel clima revival che ha fatto la fortuna – e sicuramente continuerà a farla – di molte produzioni cinematografiche. Così, dopo quel concentrato di testosterone che ha caratterizzato The Expendables, l’ultima fatica di Sylvester Stallone, e quel misto di cool, trash e mestiere rappresentato da Machete, ecco che arriva un’altra pellicola, che come le precedenti presenta un cast di all star, ma questa volta decisamente di classe (senza nulla togliere agli altri titoli, ma è pur sempre un dato di fatto).
Red è liberamente tratto da una miniserie a fumetti edita dalla DC Comics e creata da Warren Ellis e Cully Hamner. È importante sottolineare quel “liberamente”, perché per questa trasposizione cinematografica storia e personaggi hanno subito una pesante operazione di restyling, che ha avuto la benedizione degli autori, è vero, ma che da un certo punto di vista ne ha alterato l’essenza. Poco male, perché in questo caso la missione cinecomic può comunque dirsi compiuta.
Quella diretta dal tedesco Robert Schwentke è infatti una pellicola che possiede tutte quelle caratteristiche che il genere impone: ritmo, una storia ingarbugliata quel tanto che basta, degli ottimi personaggi e tanto, tanto divertimento. Il risultato è un gustoso mix di generi, che sfiora il pulp (ma fortunatamente senza amplificarne i virtuosismi) per fare il verso alle più riuscite spy story, manifestando così una certa vena nostalgica che interviene sia a causa delle tematiche affrontate, che dei nomi coinvolti.
Per quanto riguarda il cast, ci troviamo di fronte ad un bel gruppetto, in grado di risultare simpatico dal primo momento che si leggono i nomi sul manifesto. C’è chi si diverte ad interpretare il solito ruolo che il cinema gli ha imposto, come Bruce Willis e Morgan Freeman, rispettivamente duro dagli occhi di ghiaccio e vecchio saggio, e chi invece ci regala un’interpretazione inaspettata o perennemente sopra le righe, come Helen Mirren e John Malkovich, che superano il confine del grottesco, diventando addirittura cult.
Pubblicato su ScreenWEEK
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