Regia: Antonio Baiocco
Cast: Sebastiano Somma, Nadia Kibout, Emanuela Garuccio, Marta Bifano, Antonio Capobasso
Durata: 1h 28m
Anno: 2011
Cast: Sebastiano Somma, Nadia Kibout, Emanuela Garuccio, Marta Bifano, Antonio Capobasso
Durata: 1h 28m
Anno: 2011
Attraverso le parole di due giovani, arrivati nel sud del Marocco per trovare il medaglione appartenuto ad una donna araba negli anni ’40, riviviamo la storia d’amore tra Alessandro (Sebastiano Somma), un mercante di stoffe italiano, e Najiba (Emanuela Garuccio). Una relazione clandestina e tormentata, questo perché la ragazza è stata promessa sposa ad un altro uomo, ma che lascerà un solco indelebile nel loro destino.
Qual è la sottile linea che separa il cinema dalla fiction? Guardando Il mercante di stoffe, ultima fatica di Antonio Baiocco, sembrerebbe nessuna.
Con questo non si vuole parlare ovviamente solo del cast, che, solo dando un’occhiata distratta ai nomi coinvolti, riporta alla mente tutti quei momenti passati davanti alla televisione, a godersi quello che la prima serata è in grado di offrire durante le gelide giornate invernali, ma di una serie di scelte stilistiche (se vogliamo chiamarle così) che riconducono irrimediabilmente ad una determinata maniera di fare cinema (se vogliamo chiamarlo così anche in questo caso).
E in questo film ci sono tutte, a cominciare da una fotografia ultra patinata e da dialoghi enfatizzati all’inverosimile, con tanto di pause lunghissime e sguardi che spaziano tra lo sbigottito e il sognante con cadenza regolare, quasi fossero a random. Il tutto racchiuso all’interno del tempo standard di poco più di un’ora, che automaticamente crea l’illusione di trovarsi di fronte all’episodio pilota di una miniserie che potrebbe sul serio fare la gioia della cosiddetta “Casalinga di Voghera”.
Sia chiaro, certe operazioni possono avere un senso all’interno di quel confine delimitato dal piccolo schermo, ma se è di cinema che vogliamo parlare, tanto vale rivolgersi altrove. Qui ogni cosa sembra svenduta un tanto al chilo, compreso l’importante messaggio di cui quest’opera vorrebbe farsi portavoce.
Qual è la sottile linea che separa il cinema dalla fiction? Guardando Il mercante di stoffe, ultima fatica di Antonio Baiocco, sembrerebbe nessuna.
Con questo non si vuole parlare ovviamente solo del cast, che, solo dando un’occhiata distratta ai nomi coinvolti, riporta alla mente tutti quei momenti passati davanti alla televisione, a godersi quello che la prima serata è in grado di offrire durante le gelide giornate invernali, ma di una serie di scelte stilistiche (se vogliamo chiamarle così) che riconducono irrimediabilmente ad una determinata maniera di fare cinema (se vogliamo chiamarlo così anche in questo caso).
E in questo film ci sono tutte, a cominciare da una fotografia ultra patinata e da dialoghi enfatizzati all’inverosimile, con tanto di pause lunghissime e sguardi che spaziano tra lo sbigottito e il sognante con cadenza regolare, quasi fossero a random. Il tutto racchiuso all’interno del tempo standard di poco più di un’ora, che automaticamente crea l’illusione di trovarsi di fronte all’episodio pilota di una miniserie che potrebbe sul serio fare la gioia della cosiddetta “Casalinga di Voghera”.
Sia chiaro, certe operazioni possono avere un senso all’interno di quel confine delimitato dal piccolo schermo, ma se è di cinema che vogliamo parlare, tanto vale rivolgersi altrove. Qui ogni cosa sembra svenduta un tanto al chilo, compreso l’importante messaggio di cui quest’opera vorrebbe farsi portavoce.
Pubblicato su ScreenWEEK
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