Barney Ross (Sylvester Stallone) è il capo di una squadra di moderni mercenari. Un giorno il misterioso Church (Bruce Willis) offre loro un lavoro che nessun altro sarebbe in grado di eseguire: deporre il Generale Gaza ponendo fine al regno di terrore inflitto al suo popolo. Le cose però non vanno per il verso giusto.
Se come me siete cresciuti negli anni ’80, è giusto che sappiate una cosa: per tutto questo tempo vi hanno mentito. Anni e anni passati a fantasticare su quale sarebbe stato l’action movie perfetto, o perlomeno in grado di farvi saltare sulla poltrona al solo sentirlo nominare. La formula era semplicissima, radunare le più grandi star del cinema di genere, costruire una trama che fosse in grado di reggere alla meno peggio la durata di un lungometraggio e ficcarci una scazzottata ad intervalli regolari. Dicevano che era impossibile, che nessuno avrebbe mai girato un film così. Beh, andate a dirlo a Sylvester Stallone!
Partiamo subito da un presupposto fondamentale, The Expendables non è certo un capolavoro, ma questo lo sapevamo già. Risulta anche difficile scriverne perché le strade da seguire per approcciarsi a questa pellicola sono solo due e sono diametralmente opposte: acccettarla per quello che è senza rifletterci troppo, oppure guardarla con il cosiddetto “occhio critico”, sottolineando tutti i difetti – e sono tanti – che possiede. Vi diranno che Sylvester Stallone ha firmato un’opera senz’anima, che vive solo dei nomi che si muovono al suo interno. È indubbiamente vero, ma sul serio interessa a qualcuno?
Volendo trovare un punto di paragone, si potrebbe dire che I Mercenari presenta la stessa struttura di un qualsiasi capitolo della saga Ocean’s, con la sola differenza che nei film diretti da Steven Soderbergh le star occupano il tempo gigioneggiando alla grande, mentre qui parlano poco e menano parecchio. Tutto è studiato a regola d’arte per mantenere costante la dose di testosterone. Non appena il livello di attenzione si abbassa ecco che parte un cazzotto, una sparatoria, un inseguimento. L’atmosfera diventa troppo scanzonata? Ecco allora che Mickey Rourke ci regala un intenso monologo con tanto di luce soffusa. E si prosegue così, tra una comparsata importante e l’altra, fino alla tanto attesa battaglia finale.
La maggior parte del pubblico maschile si ritroverà a gioire come un bambino il giorno di Natale; la maggior parte del pubblico femminile continuerà a sbuffare guardando verso l’alto, domandandosi per quale assurdo motivo si trova in quella sala. Gran parte della critica non vedrà di buon occhio il film. Bravo Sly, missione compiuta!
Se come me siete cresciuti negli anni ’80, è giusto che sappiate una cosa: per tutto questo tempo vi hanno mentito. Anni e anni passati a fantasticare su quale sarebbe stato l’action movie perfetto, o perlomeno in grado di farvi saltare sulla poltrona al solo sentirlo nominare. La formula era semplicissima, radunare le più grandi star del cinema di genere, costruire una trama che fosse in grado di reggere alla meno peggio la durata di un lungometraggio e ficcarci una scazzottata ad intervalli regolari. Dicevano che era impossibile, che nessuno avrebbe mai girato un film così. Beh, andate a dirlo a Sylvester Stallone!
Partiamo subito da un presupposto fondamentale, The Expendables non è certo un capolavoro, ma questo lo sapevamo già. Risulta anche difficile scriverne perché le strade da seguire per approcciarsi a questa pellicola sono solo due e sono diametralmente opposte: acccettarla per quello che è senza rifletterci troppo, oppure guardarla con il cosiddetto “occhio critico”, sottolineando tutti i difetti – e sono tanti – che possiede. Vi diranno che Sylvester Stallone ha firmato un’opera senz’anima, che vive solo dei nomi che si muovono al suo interno. È indubbiamente vero, ma sul serio interessa a qualcuno?
Volendo trovare un punto di paragone, si potrebbe dire che I Mercenari presenta la stessa struttura di un qualsiasi capitolo della saga Ocean’s, con la sola differenza che nei film diretti da Steven Soderbergh le star occupano il tempo gigioneggiando alla grande, mentre qui parlano poco e menano parecchio. Tutto è studiato a regola d’arte per mantenere costante la dose di testosterone. Non appena il livello di attenzione si abbassa ecco che parte un cazzotto, una sparatoria, un inseguimento. L’atmosfera diventa troppo scanzonata? Ecco allora che Mickey Rourke ci regala un intenso monologo con tanto di luce soffusa. E si prosegue così, tra una comparsata importante e l’altra, fino alla tanto attesa battaglia finale.
La maggior parte del pubblico maschile si ritroverà a gioire come un bambino il giorno di Natale; la maggior parte del pubblico femminile continuerà a sbuffare guardando verso l’alto, domandandosi per quale assurdo motivo si trova in quella sala. Gran parte della critica non vedrà di buon occhio il film. Bravo Sly, missione compiuta!
Pubblicato su ScreenWEEK
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