Arrivata al quarto capitolo la saga di A Nightmare on Elm Street cambia radicalmente il suo stile, continuando quel percorso intrapreso in Nightmare 3: I Guerrieri del Sogno.
Freddy Krueger diventa sempre più il vero protagonista della storia, perdendo la sua aura oscura e guadagnando personalità. Il mostro nascosto nel buio che aveva animato le vicende dei precedenti capitoli (soprattutto il primo e il secondo, ma in parte anche il terzo, che si potrebbe definire “di transizione”), cede il passo ad un serial killer che si muove consapevole dello status raggiunto nel corso degli anni. Robert Englund, sempre più calato nel suo personaggio, crea una figura cinica e caratterizzata da una forte dose di umorismo macabro che continuerà ad evolversi fino al sesto lungometraggio, che esagerando nella caratterizzazione lo trasformerà in una macchietta.
Tornano i sopravvissuti del precedente capitolo (tra cui la giovane Kristen, non più interpretata da Patricia Arquette ma da Tuesday Knight), usciti dalla casa di cura in cui erano ricoverati e confortati dal fatto che Freddy è ormai morto e sepolto. Ma il nostro amico ha la pelle dura ed è ancora deciso a seminare terrore nei sogni dei giovani adolescenti di Springwood.
Nightmare 4: il non risveglio è dunque il film della svolta e al tempo stesso della consacrazione di un mito. Al suo arrivo nelle sale fu accolto da pareri contrastanti, sicuramente a causa di questo cambio di rotta, ma in realtà questa pellicola presenta molti punti a suo favore. Primo fra tutti quello di possedere una storia originale, che ha come tema portante il passaggio all’età adulta, sviluppato attraverso la figura di Alice (Lisa Wilcox), personaggio che ci accompagnerà anche in Nightmare 5: il Mito e che sarà protagonista di uno sviluppo interiore che la porterà a lasciare il mondo incantato in cui vive (e che il suo nome richiama alla perfezione) a favore di una dimensione più concreta.
Attorno a questa storia di formazione Freddy si muove come un vero divo all’interno di ambienti del tutto nuovi, che poco hanno in comune con gli antri oscuri che avevano fatto da scenario ai precedenti lungometraggi. Il mostro si diverte a prendere il sole su spiagge caribiche e a mangiare pizza seduto al bancone di orrende tavole calde, cogliendo l’occasione per lanciare battute particolarmente pungenti. Anche le uccisioni diventano sempre più plateali (complici gli stupendi effetti speciali) e continuano a puntare sulle caratteristiche di ogni singola vittima.
Si tratta di un cambiamento dettato in gran parte dal pubblico, il cui unico desiderio è vedere cosa combinerà questa volta il suo villain preferito. E Freddy non è certo lì per deluderli!
Freddy Krueger diventa sempre più il vero protagonista della storia, perdendo la sua aura oscura e guadagnando personalità. Il mostro nascosto nel buio che aveva animato le vicende dei precedenti capitoli (soprattutto il primo e il secondo, ma in parte anche il terzo, che si potrebbe definire “di transizione”), cede il passo ad un serial killer che si muove consapevole dello status raggiunto nel corso degli anni. Robert Englund, sempre più calato nel suo personaggio, crea una figura cinica e caratterizzata da una forte dose di umorismo macabro che continuerà ad evolversi fino al sesto lungometraggio, che esagerando nella caratterizzazione lo trasformerà in una macchietta.
Tornano i sopravvissuti del precedente capitolo (tra cui la giovane Kristen, non più interpretata da Patricia Arquette ma da Tuesday Knight), usciti dalla casa di cura in cui erano ricoverati e confortati dal fatto che Freddy è ormai morto e sepolto. Ma il nostro amico ha la pelle dura ed è ancora deciso a seminare terrore nei sogni dei giovani adolescenti di Springwood.
Nightmare 4: il non risveglio è dunque il film della svolta e al tempo stesso della consacrazione di un mito. Al suo arrivo nelle sale fu accolto da pareri contrastanti, sicuramente a causa di questo cambio di rotta, ma in realtà questa pellicola presenta molti punti a suo favore. Primo fra tutti quello di possedere una storia originale, che ha come tema portante il passaggio all’età adulta, sviluppato attraverso la figura di Alice (Lisa Wilcox), personaggio che ci accompagnerà anche in Nightmare 5: il Mito e che sarà protagonista di uno sviluppo interiore che la porterà a lasciare il mondo incantato in cui vive (e che il suo nome richiama alla perfezione) a favore di una dimensione più concreta.
Attorno a questa storia di formazione Freddy si muove come un vero divo all’interno di ambienti del tutto nuovi, che poco hanno in comune con gli antri oscuri che avevano fatto da scenario ai precedenti lungometraggi. Il mostro si diverte a prendere il sole su spiagge caribiche e a mangiare pizza seduto al bancone di orrende tavole calde, cogliendo l’occasione per lanciare battute particolarmente pungenti. Anche le uccisioni diventano sempre più plateali (complici gli stupendi effetti speciali) e continuano a puntare sulle caratteristiche di ogni singola vittima.
Si tratta di un cambiamento dettato in gran parte dal pubblico, il cui unico desiderio è vedere cosa combinerà questa volta il suo villain preferito. E Freddy non è certo lì per deluderli!
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