martedì 1 giugno 2010

Nightmare 5

Nightmare 5 – Il mito (1989, regia Stephen Hopkins)



Arrivato al quinto lungometraggio Freddy Krueger è ormai una star affermata. Nessuno può distruggerlo, eccetto gli incassi, che per il momento sembrano decisi a mantenerlo ancora in vita. Il serial killer dei sogni ha ora un’identità ben precisa, che si è decisamente allontanata dalla figura di mostro oscuro creata da Wes Craven all’inizio degli anni ’80. Da un certo punto di vista si potrebbe addirittura affermare che il nostro amico, entrato di prepotenza nello star system hollywoodiano, si sia quasi montato la testa, pretendendo in ogni capitolo della saga sempre più spazio, visibilità e soprattutto dialoghi.
Del resto, come abbiamo detto la volta scorsa, si tratta di quello che vuole il pubblico, che arrivato a questo punto si reca in sala per un motivo ben preciso: vedere cosa combinerà questa volta il suo villain preferito.
Continuando il percorso lasciato in sospeso da Nightmare IV: il non risveglio (che a sua volta aveva proseguito la strada aperta da Nightmare III: i guerrieri del sogno), troviamo di nuovo Alice (Lisa Wilcox), scampata dalle grinfie di Freddy, maturata interiormente, fidanzata con Dan (Danny Hassel) e pronta a continuare la sua vita serena. Ovviamente niente andrà per il verso giusto. Quella vissuta finora dai giovani abitanti di Springwood è stata solo una pace momentanea, l’uomo nero è pronto a mietere nuovamente vittime e questa volta ha trovato un nuovo modo per tormentare i sogni della giovane Alice.
Visivamente parlando Nightmare 5 – Il mito (il titolo originale, decisamente più azzeccato, è A Nightmare on Elm Street 5: The Dream Child) è uno dei capitoli più interessanti della saga. La dimensione onirica raffigurata da Stephen Hopkins è un tripudio di barocchismi e spirito pop, che mette in evidenza quanto detto in precedenza: arrivata al quinto lungometraggio la saga di Nightmare non aggiunge niente di nuovo all’universo delineato lungo gli anni, limitandosi alla sola spettacolarizzazione delle morti (peraltro molto poche questa volta), che come al solito puntano sulle caratteristiche e le ossessioni di ogni singola vittima. Una cosa che inevitabilmente penalizza la storia, in certi punti troppo confusionaria.
Torna Amanda Krueger, la madre di Freddy, che si rivelerà fondamentale per lo svolgersi degli eventi. Ma soprattutto torna Robert Englund – ormai un tutt’uno con il suo personaggio – che gioca con le sue prede travestendosi da chef, diventando supereroe e rincarando quella dose di humour nero che lo contraddistinguerà fino al sesto capitolo della saga. Ma questo è un altro incubo…

Pubblicato su ScreenWEEK

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