martedì 8 giugno 2010

Nightmare 6

Nightmare 6 – La fine (1991, regia Rachel Talalay)



Arrivato al sesto lungometraggio Freddy decide di dare il suo addio al grande schermo e non lo fa certo nel migliore dei modi. Quasi fosse un capitolo a se stante, Nightmare 6 – La fine (titolo originale Freddy’s Dead: The Final Nightmare) chiude il cerchio dimenticando tutto quello che è successo lungo il cammino. Cosa strana, visto che dietro la macchina da presa c’è Rachel Talalay, che ha collaborato alla saga di Nightmare sin dal primo lungometraggio e che quindi conosce bene il percorso intrapresa dal serial killer artigliato.
La riflessione alla base di questa storia è molto semplice: dopo anni di omicidi deve esserci penuria di teenager in quel di Springwood. Infatti è proprio così. Unico superstite di una generazione morta nel sogno è il povero John, cosciente di essere l’unico sopravvissuto – nonostante abbia dimenticato tutto sul suo passato – e mandato da Freddy Krueger in “missione”. Ricoverato in un istituto per “ragazzi difficili” il nostro amico incontra Maggie (Lisa Zane), una psicologa che cercherà di far riaffiorare il suo passato, e che con altri ragazzi sarà coinvolta in un gioco letale la cui unica prerogativa è non dormire!
Sono tante le cose che si potrebbero rimproverare a questo film, primo fra tutti il fatto di allontanare il temibile assassino dalla sua casa (anche per questo il titolo non è preceduto dal classico A Nightmare on Elm Street). Scomparsa la maledizione di Elm Street, scompare in gran parte anche il fascino del protagonista Robert Englund, che nonostante la sua bravura si trova intrappolato in un personaggio che non ha praticamente niente di oscuro. La strada intrapresa da Freddy l’ha portato nel corso di questi anni ad un’evoluzione il cui risultato è una macchietta, divertente quanto si vuole, ma certamente lontana dagli intenti del suo creatore Wes Craven.
Prima di salutarlo definitivamente (anche se in realtà non sarà così) vengono svelati ulteriori dettagli sulla vita del nostro uomo nero, che lo rendono sempre più umano e che azzardano una spiegazione – del tutto priva di fascino – sulla sua origine demoniaca. Assente anche quel filo ricorrente che aveva caratterizzato il franchise e che si può benissimo considerare uno dei sui punti di forza.
Non si tratta certo del miglior capitolo della saga insomma, ma come al solito anche in questo caso si può salvare qualcosa. Certo, per farlo bisogna accettarlo per quello che è: una commedia nera che prende consapevolmente le distanze dalla mitologia delineata lungo gli anni.
Rimangono gli omicidi, sempre più spettacolari e “divertenti”, un piccolo cameo di Johnny Depp e della rock star Alice Cooper e il 3D.
Proprio così, chi ha avuto la fortuna di vedere il film al cinema, si è potuto godere un breve frammento in tre dimensioni (erano ancora gli anni dell’Anaglifo). Qual’era il segnale per indossare i magici occhialini? Ad un certo punto della storia vengono usati da Lisa Zane per sconfiggere Freddy. Una cosa che può funzionare al cinema, ma che vista sul nostro televisore risulta molto ridicola.
Insomma, si tratta di una conclusione sicuramente non all’altezza del personaggio che vede coinvolto. Ma come ben sappiamo si tratta in realtà di un arrivederci. Freddy non ha certo intenzione di lasciarci. Ma questo è un altro incubo…

Pubblicato su ScreenWEEK

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