mercoledì 20 giugno 2007

Casablanca

Casablanca (1942 , regia Michael Curtiz)



In quel periodo che va dal 1930 ai primi anni ’60, l’America vede la nascita e la morte di una delle sue più belle stagioni cinematografiche. Sono gli anni del cosiddetto “Studio System”, in cui le case produttrici sono delle vere e proprie “factory”, alle cui dipendenze si trovano attori, registi, sceneggiatori, montatori, musicisti, tutti impegnati a dare vita ad una vera e propria catena di montaggio finalizzata alla produzione di film. In questo periodo si affermano grandi nomi come Howard Hawks, Orson Welles, John Ford e grandi personalità come Humprey Bogart e Marlene Dietrich.
Gli spettatori vanno sul sicuro, si afferma la settorializzazzione. Chi cerca un film Horror sa che può andare a vedere un film della Universal, chi preferisce i film per famiglie, o i melodrammi sentimentali, può fidarsi ciecamente delle pellicole prodotte dalla MGM e chi cerca drammi sociali, può optare per una qualsiasi storia della Warner Bros.
I film seguono le regole severe del Decoupage Narrativo, basando la loro intera riuscita sul lavoro di abili sceneggiatori, il cui compito è quello di consegnare al regista (director) un lavoro completo, comprendente anche la descrizione delle inquadrature.
E’ in una siffatta situazione che vedono la luce una delle sceneggiature più belle e uno dei film più significativi della storia del cinema, identificabili entrambi con il nome di “Casablanca”.

La magia di questa pellicola, intramontabile e inarrivabile vetta cinematografica, la si nota in ogni inquadratura, in ogni frammento sonoro.
E guardandola e riguardandola che si può capire l’importanza di tale storia e la sua perfezione. Niente è lasciato al caso in questo film, ogni cosa è abilmente narrata, ogni scena funzionale alla successiva. Lo capiamo da come ci viene presentato Rick Blaine, proprietario del bar più famoso del luogo. La perfezione narrativa, basata sulla scomposizione dell’essenza fisica di questo personaggio, ci prepara al suo ingresso, mostrandoci prima l’insegna del Bar (il Rick’s Bar), per poi accompagnarci al suo interno. Quì ascoltiamo i dialoghi degli eccentrici esuli/clienti, che chiedono informazioni su di un invisibile proprietario, per poi proseguire in una successiva frammentazione. E’ quella della rappresentazione di Rick, prima firma su di un assegno, poi mano e successivamente corpo nella sua totalità. A questo punto già sappiamo di aver a che fare con un personaggio straordinario. Un finto cinico, ferito per amore. Duro per imposizione, ma pronto a sciogliersi nel momento in cui Sam esegue al pianoforte la bellissima “As time goes by” (“suonala Sam”) e ciò che era solo un triste ricordo (l’amata donna scomparsa), si trasforma in una dura realtà.
Rivedere Ilsa abbatte ogni armatura esteriore, trasformando l’ostentato menefreghismo in malinconia. Con il riaffiorare dei ricordi rivediamo la storia di un amore, di un abbandono. Assistiamo ad un’altra bellissima raffigurazione, quella della stazione, rovinata dalla pioggia e preannunciata e chiusa dalla caduta di un bicchiere (ogni sogno è infranto).
"Casablanca" è la storia di un amore, e delle sue scelte, ma è anche una sottile e pungente critica al regime tedesco, fatta nel modo più educato possibile.
Durante la sua narrazione non è altro che un accumularsi di emozioni, pronto ad esplodere in uno dei finali più citati della storia del cinema. E’ quello dell’aeroporto, dove l’eroe fa il suo dovere, dove il “lieto” fine commuove (per giustizia).
Restare indifferenti ad un’opera del genere è impossibile, riuscire a superarne l’atmosfera lo è ancora di più. “Casablanca” vive del suo tempo e guadagna durata con gli anni. Come un inestimabile vino diventa prezioso invecchiando e rende sciape le produzioni moderne.
Bogart è immortale e lo è grazie a questo film. E’ anche per questo che il personaggio di Rick rivive in ogni sua successiva interpretazione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto interessante questa recensione; ho apprezzato l'apertura "divulgativa", poi quando sento parlare di quel periodo d'oro, mi brillano gli occhi! Parlando di CASABLANCA, mi viene da citare l'omaggio di Allen in "Provaci ancora Sam". Capolavoro.

Ti linko subito! =)

Anonimo ha detto...

Eccomi!
Bellissima introduzione davvero, complimenti!!!Amo quel periodo così affascinante e ambiguo..Bellissimo film, grandi interpreti ma in quanto a sceneggiatura(se nn sbaglio è stata votata prima in classifica) a me è sempre sembrata solida si ma non cosìestasiante.Ma mi sa che è una cosa soggettiva questa..Per me la miglior sceneggiatura di tutti i tempi è e resterà ALL ABOUT EVE.
Ciao!
MrDAVIS

FiliÞþØ ha detto...

@ iggy: beh si...quell'omaggio è da antologia, il film poi è bellissimo...l'idea di avere come consigliere il fantasma di Bogart è una genialata...:)

@ mr davis: grazie per i complimenti...penso (anzi ne sono sicuro) che la sceneggiatura di casablanca finisca ogni anno al primo posto non per il contenuto, ma per il fatto che rispetti alla perfezione le regole del periodo. Una precisione cronometrica nello sviluppo della storia (quindi perfetta). Poi se conti che la sceneggiatura conteneva la descrizione completa delle inquadrature, è ancora più facile capire la sua importanza. Casablanca è una delle rare eccezioni che si contrappongono al cinema d'autore...

All about eve lo vedrò prossimamente, così potrò fare il tuo stesso paragone...

Grazie per la visita...:)

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