giovedì 14 aprile 2011

Atmosfera Zero

Atmosfera Zero (1981, regia Peter Hyams)



Come John Carpenter ci ha insegnato attraverso la sua filmografia, ogni film – senza distinzione di genere – può essere un grande western o, perlomeno, presentare gran parte di quelle caratteristiche che il genere impone. Molti titoli sono lì a dimostrarlo e tra questi Atmosfera Zero occupa sicuramente una posizione predominante.

Scritto e diretto nel 1981 da Peter Hyams, questo film, che si può benissimo definire un Mezzogiorno di Fuoco in salsa Sci-Fi, racconta la storia dello sceriffo O’Niel (interpretato da Sean Connery), che si trova a dover amministrare la legge su uno dei satelliti di Giove, sede di una miniera di titanio in un non precisato futuro. La tranquillità di questo luogo viene sconvolta da alcuni misteriosi suicidi. Morti apparentemente inspiegabili, ma che non sembrano convincere O’Niel che, solo contro l’ostilità di tutti gli altri coloni, si troverà a dover fare i conti con una faccenda ben più complicata di quanto possa sembrare.

Il classico tema del paladino solitario, viene inserito all’interno di uno scenario che ricorda alcuni dei più grandi film di genere del periodo, come Alien o 2001: Odissea nello spazio. Il risultato, sebbene datato, è molto convincente. Atmosfera Zero riprende infatti le atmosfere dei migliori titoli western o polizieschi, proponendoci una sceneggiatura solida, caratterizzata da dialoghi essenziali e sicuramente efficaci. Il tutto è affidato ad un protagonista, Sean Connery, decisamente calato nella parte. Il suo sceriffo O’Niel, come tradizione impone, è una figura solenne e pronta a tutto pur di far trionfare ciò che ritiene giusto. Una sorta di John Wayne futuristico, che affronta quest’avventura solo contro tutti, con la sola compagnia del suo fidato fucile.

Rivisto oggi, quello diretto da Peter Hyams rimane un film indubbiamente affascinante e caratterizzato da un’atmosfera claustrofobica che cresce progressivamente lungo la narrazione. Il consiglio, per chi non lo avesse ancora visto, è di recuperarlo. L’uso del digitale e della computer graphics sono ormai all’ordine del giorno, ma, nell’epoca della meraviglia, pellicole del genere sul serio non si fanno più.

Pubblicato su ScreenWEEK

1 commento:

Pescenaufrago ha detto...

D'accordo su tutti i fronti.
L'ho visto al cinema con mio padre quando avevo 10 anni (!) e ancor oggi ogni volta che viene citato tutti e due annuiamo solennemente!

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