lunedì 21 marzo 2011

Non lasciarmi

Non lasciarmi (2010, regia Mark Romanek)



Kathy (Carey Mulligan), Tommy (Andrew Garfield) e Ruth (Keira Knightley) hanno trascorso la loro giovinezza nel collegio inglese di Hailsham, un luogo apparentemente paradisiaco, ma che nasconde un orribile segreto, che riguarda proprio il futuro del suoi giovani ospiti. Tutti i bambini cresciuti all’interno di questa struttura sono infatti dei cloni, il cui unico scopo nella società è quello di diventare donatori di organi. Coscienti della loro situazione Kathy, Tommy e Ruth decidono comunque di trascorrere i loro giorni nella maniera più spensierata, cedendo alle più comuni pulsioni giovanili e cercando di ritardare il più possibile il loro destino. O perlomeno di non pensarci.

Tratto dall’omonimo libro dello scrittore nippo-britannico Kazuo Ishiguro, considerato dal Time il migliore romanzo del 2005, Non lasciarmi è quello che si potrebbe definire un dramma fantascientifico, che per certi versi potrebbe ricordare nella storia The Island, ma che, a differenza del film diretto da Michael Bay, presenta una maggiore delicatezza. Questo perché, pur posando le sue fondamenta su una tematica decisamente lontana dalla nostra realtà (più o meno), cerca di focalizzarsi principalmente sull’interiorità e su tutti quei sentimenti che una questione delicata come la clonazione umana è in grado di suscitare. A dispetto di quello che si potrebbe pensare, dunque, l’opera diretta da Mark Romanek – che per il momento ha solo una manciata di lungometraggi alle spalle e una lunga esperienza nel campo del videoclip – non si rivela solo come una fredda analisi di “ciò che potrebbe essere”. Non lasciarmi è principalmente una storia di crescita, che pone al suo centro tre “anime” e che, sfruttando l’empatia che una trama del genere è in grado di creare, riesce ad affrontare argomenti come il senso della vita (in questo caso reso ancora più oscuro dalle circostanze), l’amicizia o più in generale quelle pulsioni che ci legano l’un l’altro, senza risultare troppo didascalico o viceversa patetico.

Il risultato è una pellicola caratterizzata da una forte sensibilità e pervasa da un profondo senso di rassegnazione, in grado in alcuni casi perfino di turbare. Merito ovviamente di un cast in piena forma, composto da una serie di volti più o meno nuovi, tra cui spicca Andrew Garfield (futuro Spider-Man, visto recentemente in The Social Network), praticamente perfetto nell’esprimere la sua fragilità e nell’alternare i più contrastanti stati emotivi.

Difficile capire quanto successo riuscirà ad avere questo titolo, vista la scarsa pubblicità che gli è stata dedicata. In ogni caso, se dovesse capitare dalle vostre parti, il consiglio è di non lasciarvelo sfuggire.

Pubblicato su ScreenWEEK

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono rimasta molto coinvolta dai sottotesti, piuttosto che dalla trama principale (mi riferisco al triangolo ovviamente). Detto questo mi è piaciuto molto, insistenza della colonna sonora a parte.

Ale55andra

alessandro ha detto...

Penso sia un film che fa riflettere sull'egoismo umano: quanto della nostra umanità saremmo disposti ad abbandonare chiudendo semplicemente gli occhi per vivere un mondo privo di imperfezioni, privo di malattie?

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