giovedì 9 agosto 2007

Distretto 13: Le brigate della morte

Distretto 13: Le brigate della morte (1976 , regia John Carpenter)



Al suo secondo lungometraggio Carpenter orchestra un tesissimo western metropolitano, curandone regia, sceneggiatura, montaggio e musiche.
Lontano da ogni qualsiasi espediente consolatorio, interessato all’azione e al ritmo, il regista ci introduce all’interno del distretto di polizia numero 13, ultimo baluardo di giustizia in un quartiere dominato dal crimine.
A difendere il distretto, preso sotto assedio dai mille componenti di una “gang metropolitana”, un piccolo pugno di uomini, tra cui alcuni malviventi.
Senza luce e telefono e con scarse munizioni, i nostri eroi devono vedersela con i malvagi avventori, interessati ad entrare in quell’edificio, anche a costo della vita.
Se da un lato le atmosfere, le situazioni, i dialoghi stereotipati e la stessa raffigurazione dei personaggi rimandano chiaramente a quella tradizione western, orgoglio di gran parte della passata produzione cinematografica americana (e di cui Carpeter è un grande fan), dall’altro si riconosce chiaramente un voluto parallellismo con “La notte dei morti viventi” di George A. Romero.
Come Zombi, i componenti di queste sanguinarie bande urbane, si muovono nella notte e vederli entrare dalle finestre riporta la mente indietro, quasi riproponendoci quelle immagini in bianco e nero, in cui i lenti cadaveri ambulanti romeriani tentavano di espugnare quella piccola casa protetta da un gruppo di poveri sfortunati.
Napoleone Wilson, malvivente condannato a morte, trovatosi per necessità dalla parte dei buoni, rappresenta il primogenito di una lunga serie di antieroi che, da li in poi, caratterizzeranno gran parte della produzione cinematografica di Carpenter.
Prediligendo la rappresentazione e allontanandosi da ogni possibile metaforizzazzione cinematografica, il regista dimostra una maturità stilistica e narrativa che rimarrà invariata anche nelle successive pellicole, distinguendosi per una caratterizzazione semplice ma vera, dove il ritmo domina incontrastato e dove il “cinema d’autore” diventa un gustoso passatempo per lo spettatore.

7 commenti:

Deneil ha detto...

Bastaaaaaaa!ora vengo a casa tua e ti fotto tutti i dvd!non è possibile che recensisci solo cose che mi fanno impazzire!io adoro carpenter!e per quanto sembri assurdo distretto13 non l' ho mai visto!e poi come fai a far così tante recensioni?tutte scritte peraltro molto bene?AIUTO!

Anonimo ha detto...

sempre bravo, purtroppo sul film non posso dir nulla, sono estremamente lacunoso su carpenter..mea culpa

FiliÞþØ ha detto...

@ deneil: eh eh, prima di prenderti i miei film dovrai passare sul mio cadavere!^^
Scherzi a parte sono molto contento che ti piaccia Carpenter, è uno dei miei registi preferiti...distretto 13 lo devi assolutamnete vedere!
Grazie per i complimenti...sempre troppo buono!^^

@ deliriocinefilo: carpenter è un regista a mio parere fenomenole, ma comprendo che non a tutti possa piacere...da ammiratore te lo straconsiglio, almeno per farti un'idea...magari se non lo hai visto potresti provare con "Fuga da New York"...Cultissimo!!!^^

Deneil ha detto...

o con "la cosa", e un' altra decina di titoli almeno!
Fil questa volta sul blog sono andato deciso sulla sci-fi anni '50, son sicuro che lo conosci destinazione terra!

Anonimo ha detto...

ok!

Anonimo ha detto...

Anche io adoro Carpenter e questo fantastico film!!! Sempre belle le tue recensioni Filippo ^_-
Ale55andra

FiliÞþØ ha detto...

eh eh, so bene che sei una carpenteriana...;)
Grazie per i complimenti...^^

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