Un’immagine sporca, offuscata, come la mente del protagonista, ci accompagna per tutta la durata del film. Un filtro visivo che ci aiuta ad osservare l’eclissi mentale di un uomo, ossessionato dai numeri. Attraverso le vie di un’offuscata chinatown, entriamo nel suo appartamento, dimora non di uomini, ma di macchine. Lo spazio destinato al reale abitante non è che una minima parte, il resto è occupato da un computer. Un cervello elettronico la cui missione è trovare la profonda relazione tra la vita e i numeri, dimostrare che i calcoli matematici valgono più delle predizioni di infiniti veggenti.
Tra cedimenti mentali e fisici, abbondanti assunzioni di psicofarmaci e calmanti, assistiamo alla lenta storia di un genio insoddisfatto. Viviamo la sua ossessione, testiamo le sue paranoie e lo seguiamo nella scoperta del supremo collegamento numerico, quello dell’uomo con Dio.
L’opera prima di Darren Aronofsky non è certo un film di facile fruibilità. Estremamente lento, fastidioso nelle sue ossessive inquadrature (talmente ondeggianti e veloci da far venire il mal di mare), così disturbanti e affascinanti al tempo stesso. Vive grazie alla sue (volontarie) mancanze, tra le sue lacune raggiunge una perfezione matematica che non appaga, ma lascia stremati. Se queste erano le intenzioni del regista, l’opera può dirsi più che compiuta. Noi infatti, non assistiamo allo spettacolo della follia, lo viviamo, come fosse nostro.
Tra cedimenti mentali e fisici, abbondanti assunzioni di psicofarmaci e calmanti, assistiamo alla lenta storia di un genio insoddisfatto. Viviamo la sua ossessione, testiamo le sue paranoie e lo seguiamo nella scoperta del supremo collegamento numerico, quello dell’uomo con Dio.
L’opera prima di Darren Aronofsky non è certo un film di facile fruibilità. Estremamente lento, fastidioso nelle sue ossessive inquadrature (talmente ondeggianti e veloci da far venire il mal di mare), così disturbanti e affascinanti al tempo stesso. Vive grazie alla sue (volontarie) mancanze, tra le sue lacune raggiunge una perfezione matematica che non appaga, ma lascia stremati. Se queste erano le intenzioni del regista, l’opera può dirsi più che compiuta. Noi infatti, non assistiamo allo spettacolo della follia, lo viviamo, come fosse nostro.
4 commenti:
devi vedere anche requiem for a dream se non l'hai visto..
me lo sto procurando...;)
più fracassone, più ardito con i pro e i contro che ne derivano.
spero di riuscire a vederlo presto...
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