giovedì 14 marzo 2013

Cuore Selvaggio, il Magico Mondo di Oz visto con gli occhi di David Lynch

Regia: David Lynch
Cast: Nicolas Cage, Laura Dern, Willem Dafoe, Crispin Hellion Glover, Calvin Lockhart, Isabella Rossellini, Harry Dean Stanton, Grace Zabriskie, Sherilyn Fenn, Sheryl Lee
Durata: 2h 4m
Anno: 1990

Avete mai pensato a quanti film hanno tratto la loro ispirazione da Il Meraviglioso Mago di Oz, il romanzo scritto da L. Frank Baum? Parecchi. Se si escludono infatti quelli più evidenti, come ad esempio l’ultimo arrivato Il Grande e Potente Oz, sono tantissimi i lungometraggi che contengono elementi provenienti direttamente da quelle pagine: Labyrinth – Dove tutto è possibile; Zardoz, quest’ultimo con uno Sean Connery più tamarro che mai; e, dulcis in fundo, Cuore Selvaggio, gioiellino diretto nel 1990 da David Lynch.


Ricordate il 1990? David Lynch deve ricordarlo molto bene, perché è stato indiscutibilmente il suo periodo d’oro. In quell’anno il regista ha infatti avuto la sua maggiore esposizione mediatica: in televisione con I Sergreti di Twin Peaks, telefilm diventato all’epoca un vero e proprio fenomeno; a teatro con uno spettacolo musicale intitolato Industrial Symphony No. 1, messo in scena con il grande amico e collaboratore Angelo Badalamenti; al cinema, appunto, con Cuore Selvaggio, vincitore di una delle più discusse Palme d’Oro consegnate al Festival di Cannes.

Ma procediamo con ordine. Twin Peaks ha da poco cominciato ad appassionare gli spettatori americani. David Lynch è alla ricerca di uno spunto per il suo prossimo lungometraggio ed ecco che arriva da lui l’amico Monty Montgomery (il cowboy di Molholland Drive), che ha intenzione di dirigere un film ispirato ad un romanzo scritto da Barry Gifford e vorrebbe Lynch come produttore. Il regista accetta ma ad una sola condizione: se una volta letto il libro dovesse piacergli si occuperà lui della regia. Facile intuire come sia andata a finire. Quel romanzo era appunto Cuore Selvaggio, la storia on the road di un amore all’insegna della trasgressione, ed era piaciuto parecchio a David Lynch, a tal punto da convincerlo a cimentarsi ancora una volta con un film tratto da un’opera letteraria, dopo il deludente risultato di Dune.


I lavori cominciano presto e il film viene ultimato nel giro di pochissimo tempo. Nei panni di Sailor e Lula, i due protagonisti di questa storia, ci sono Nicolas Cage e Laura Dern, che aveva già collaborato con Lynch in Velluto Blu, interpretando un personaggio diametralmente opposto dalla sognatrice sexy e selvaggia mostrata all’interno di questa pellicola. A loro si uniscono una serie di caratteristi che hanno partecipato in quasi tutte le produzioni di questo regista, come Harry Dean Stanton, Grace Zabriskie, Sherilyn Fenn e Sheryl Lee, e altri volti noti come Willem Dafoe, Crispin Glover e Isabella Rossellini. Quello che si può decisamente definire un grande cast e anche il budget a disposizione del regista non è male considerando le somme con cui aveva lavorato prima di allora.

Il regista ci crede. Il cast ci crede. Persino Barry Gifford, la cui storia è stata stravolta e anche parecchio, continua a dimostrarsi fiducioso, arrivando a dire che ci saranno due Cuore Selvaggio, il suo e quello di David Lynch. Nutrono tutti grandi speranze nei confronti di questo film, che partecipa in concorso al Festival di Cannes, arrivando a vincere, tra la perplessità di molti, la Palma d’Oro. Una bella conquista per un regista che prima di allora a Cannes ci era stato solo come spettatore.

Insomma, Cuore Selvaggio rappresenta senza ombra di dubbio uno dei momenti più alti della carriera di Lynch. È un’opera caratterizzata da quella carica grottesca ed eccessiva che ha sempre contraddistinto la sua filmografia, animata da personaggi talmente caricaturali da sfiorare la macchietta (il regista ha sempre definito amichevolmente Sailor e Lula degli idioti), e ricca di momenti che oscillano tra la commedia e il più puro orrore. Molte le scene cult presenti in questa pellicola, come ad esempio il singolare (ed eccitante) momento tra Lula e Bobby Perù (“come la nazione”), lo stravagante personaggio interpretato da Willem Dafoe. Lui, con i suoi denti marci, che fa di tutto per eccitare la giovane ragazza, per poi tirarsi indietro una volta raggiunto il suo obiettivo. Sola, in preda ad una disperazione dettata prevalentemente dal senso di colpa, la povera Lula non può fare altro che battere i tacchi delle sue scarpette rosse, nella speranza che, come quelle di Dorothy, possano trasportarla da un’altra parte, lontano da questo mondo “selvaggio nel cuore e folle nella testa”.


Cuore Selvaggio è un delirio pop mascherato da grande storia d’amore, scandito attraverso la musica di Elvis Presley e i continui rimandi al Mago di Oz, ovviamente non presenti nel romanzo originale ma frutto della fantasia del regista. Quello con il racconto di L. Frank Baum è un accostamento che, inutile dirlo, sarebbe potuto venire in mente solo a David Lynch, ma si colloca perfettamente all’interno di quell’atmosfera sognante che pervade ogni frame di questa pellicola.

Pubblicato su ScreenWEEK

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