giovedì 8 novembre 2012

Red Lights, la recensione

Regia: Rodrigo Cortés
Cast: Cillian Murphy, Robert De Niro, Sigourney Weaver, Elizabeth Olsen, Toby Jones, Joely Kim Richardson, Craig Roberts, Karen David, Burn Gorman, Jan Cornet, Leonardo Sbaraglia, Garrick Hagon
Durata: 1h 53m
Anno: 2012

Margaret Matheson (Sigourney Weaver) e Tom Buckley (Cillian Murphy) sono due ricercatori specializzati in attività paranormali, che affrontano con il dovuto scetticismo. La loro missione è, infatti, smascherare tutta la finzione che c’è dietro ogni evento apparentemente inspiegabile. Durante il suo lavoro Margaret si trova a dover fare i conti con un “nemico” che ha già affrontato in passato. Si tratta di Simon Silver (Robert De Niro), famoso sensitivo che si era ritirato dalla scena da molti anni ma che ha deciso di tornare, catalizzando l’attenzione dei media. La donna sembra voler evitare il confronto, mentre Tom è più deciso che mai dimostrare che i poteri di Silver non sono altro che semplici trucchi.


Quando nel 2010 Buried ha fatto il suo ingresso in sala, è stato accolto come una vera e propria rivelazione. Così il suo regista Rodrigo Cortés, all’epoca al suo esordio sul grande schermo. Rivisto con il senno di poi Buried presenta qualche difetto, va detto, ma non si può certo negare che con quel film Cortés sia riuscito a dimostrare una maestria e una padronanza (dello spazio) che hanno dell’incredibile.
Per la sua seconda regia, Red Lights, il regista ha scelto un contesto decisamente diverso, passando dagli angusti e ristretti spazi di una bara a delle ambientazioni che spaziano tra interni (teatri, studi di ricerca, semplici abitazioni) ed esterni che difficilmente passano inosservati. All’interno di questa pellicola, infatti, gli scenari si distinguono proprio per la loro imponenza. Esistono anche alcuni riferimenti al passato ovviamente (come quella bara che brucia in un forno crematorio, quasi a sottolineare la distanza con il precedente film), ma dovendo scegliere un aggettivo che definisca Red Lights, il più calzante sarebbe “maestoso”. Non potrebbe essere altrimenti del resto, visto che il tema portante abbraccia sia la sfera terrena che quella del soprannaturale. Peccato solo che questa maestosità si perda progressivamente durante lo svolgersi della trama.

Red Lights è una pellicola che parte da premesse interessanti e alte che purtroppo non vengono rispettate, promettendo molto e mantenendo ben poco. E la cosa incredibile è che riesce a smontarsi gradualmente, perdendo colpi di minuto in minuto. La prima parte del film è molto convincente, anche se presenta alcuni momenti inverosimili, messi lì per creare patos o, peggio ancora, per offrire spiegazioni di cui fondamentalmente non c’è bisogno, perché assolutamente non necessarie (Robert De Niro che scende dall’aereo e si toglie gli occhiali scuri di fronte alla macchina da presa per dimostrare che è cieco potrebbe essere un valido esempio, non c’è bisogno di esibire apertamente una cosa che è facilmente intuibile).

Il tema di fondo è sicuramente affascinante: la ragione che sfida il soprannaturale. È proprio grazie a questo che la storia riesce a risultare interessante per gran parte della sua durata. Allo stesso modo di The Prestige, che rappresenta una delle vette più alte del cinema di Christopher Nolan, Red Lights ci mostra un protagonista, Cillian Murphy, ossessionato dalla ricerca della verità e pronto a tutto pur di trovare una spiegazione razionale agli eventi inspiegabili di cui è testimone.
Quello che allontana i due titoli è però l’atmosfera, che, sebbene presente per buona parte del film, finisce con il passare del tempo per affievolirsi, culminando in un finale votato al colpo di scena che purtroppo non funziona a dovere. Questo non solo perché sia facilmente intuibile, ma anche (e soprattutto) perché risulta troppo approssimato e veloce per essere preso sul serio. Duole dirlo, ma è proprio quest’unico momento a far crollare tutto quello che è stato costruito in precedenza.

A questo si unisce una caratterizzazione dei personaggi troppo approssimativa (Elizabeth Olsen, la terza sorella Olsen, quella un po’ più brava, potrebbe benissimo non esserci visto che il suo apporto alla storia è minimo), che si risolve in un’interpretazione svogliata o fuori parte di gran parte del cast, ad eccezione di Cillian Murphy, che sembra l’unico a crederci veramente. Per quanto riguarda Robert De Niro, il suo è un gioco molto facile. I ruoli carismatici gli calzano a pennello e questo personaggio gli permette di fare il gigione con ottimi risultati. Le cose cambiano quando entra in scena Eugenio Mira, che interpreta il sensitivo Silver da giovane, ottenendo un risultato più ridicolo che altro.

Nonostante tutto questo risulta difficile dire che Red Lights sia un’opera non riuscita. Questo proprio perché le premesse ci sono e funzionano per una buona parte del film. L’importante è riuscire a chiudere un occhio una volta arrivati i titoli di coda, cosa che da queste parti non si è riusciti a fare. Ma non è detto che sia impossibile.

Pubblicato su ScreenWEEK

4 commenti:

Mari. ha detto...

é un peccato, con premesse così e Robert De Niro, io volevo correre al cinema. Ma credo che ci correrò comunque, l'argomento mi piace troppo!

Cannibal Kid ha detto...

nonostante qualche difettuccio, un thriller più che godibile.
molto shyamalan
e molto meglio del sopravvalutato buried! ;)

FiliÞþØ ha detto...

Ammetto di essere stato uno di quelli che ai tempi dell’uscita di Buried l’hanno elogiato come un vero e proprio capolavoro. Mi cospargo il capo di cenere e faccio Mea Culpa. Si tratta di un buon film, ma niente di più…

Anonimo ha detto...

Il film presenta un prologo piuttosto convincente , uno svolgimento interessante ed un finale prevedibile....il pathos recitativo di cilliane la spontaneità costruita con arte e tecnica di sigourney, a principio pongono le solide basi per uno svolgimento altrettanto efficace...ma verso il finale sfilaccia, male ,la trama paranormal e chiude in modo auotorenferenziale :-[ senza non pochi effettacci da horror di serie b.Peccato anche xDeNiro ...gigioneggia troppo e non si fa mai credere, neanche per un attimo.viola v.

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