giovedì 18 ottobre 2012

Scorie in libertà, la recensione

Regia: Gianfranco Pannone
Durata: 1h 13m
Anno: 2012

Noi italiani il nucleare l’abbiamo anche voluto. Di certo non ora, ma durante il periodo del cosiddetto “boom economico” quel sogno consistente in uno degli ossimori più terrificanti che la lingua italiana è riuscita a coniare, nucleare sicuro, ha trovato una sua concretizzazione. Più precisamente nel 1963, anno in cui a Borgo Sabotino, nei pressi di Latina, è stata costruita una centrale nucleare su progetto inglese. Un progetto al tempo unico in Europa, che è stato accolto con grande entusiasmo. Ma non da tutti.


Ci sono state anche persone, come il giovane studente Gianfranco Pannone, che verso la seconda metà degli anni ’80 hanno cominciato a non vedere di buon occhio questo intruso entrato di prepotenza nella loro città e, spinti anche dalle conseguenze del disastro di Cernobyl, si sono mobilitate formando un comitato a favore del referendum contro il nucleare indetto in quegli anni. Il tempo è passato, nel frattempo è stato costruito un secondo reattore sperimentale tutto italiano mai andato in funzione, il Cirene, e altri eventi hanno sconvolto il resto del mondo. Tra tutto questo trambusto in Italia continuano le discussioni a proposito dell’energia nucleare, rivelando una realtà che, tra le tante scorie (materiali e morali) lasciateci in eredità, risulta particolarmente amara.

Scorie in libertà è questo: un’amara riflessione privata che, per forza di cose, assume una connotazione nazionale. Un viaggio nel passato che Gianfranco Pannone affronta incontrando tutte quelle persone che hanno vissuto direttamente quei tumulti degli anni ’80 e che oggi si ritrovano a dover fare i conti con un realtà resa ancor più dura dalla consapevolezza che sono molte le contraddizioni (politiche ma non solo) presenti nel nostro paese. Come ha detto lo stesso regista, quella del nucleare in Italia è una storia che si può “definire di odio e amore; fatta di entusiasmi, rinunce, battaglie ideali, colpi bassi, ritorni inattesi, unica in Europa”. Una cosa messa bene in evidenza da quest’opera che, pur limitandosi alla documentazione dei fatti e non puntando apertamente il dito contro nessuno, offre a tutti noi il materiale necessario per tirare le cosiddette somme.

Pubblicato su ScreenWEEK

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