mercoledì 1 agosto 2012

Quell'idiota di nostro fratello, la recensione

Regia: Jesse Peretz
Cast: Paul Rudd, Elizabeth Banks, Zooey Deschanel, Emily Mortimer, Rashida Jones, Adam Scott, Hugh Dancy, Kathryn Hahn, Shirley Knight, Janet Montgomery, Steve Coogan, T.J. Miller
Durata: 1h 35m
Anno: 2011

Ned Rochlin (Paul Rudd) ha un pregio che allo stesso tempo è in grado di trasformarsi in un grande difetto: vede sempre il lato buono di ogni persona o situazione. La sua indole bonaria lo porta a fidarsi sempre della gente che lo circonda, ed è proprio per questo che un bel giorno si ritrova a vendere della marijuana ad un poliziotto che gli ha appena confessato di stare passando un brutto periodo. Come diretta conseguenza Ned finisce in prigione per qualche mese, ma una volta uscito si ritrova a scoprire a sue spese che non c’è mai fine al peggio. Durante questo periodo la sua compagna si è infatti trovata un altro uomo e non ha assolutamente intenzione di dargli ospitalità. Ma cosa ancor più peggiore, non ha nessuna intenzione di lasciargli il suo adorato cane. Solo, senza un posto dove dormire e senza il suo fedele animale, il povero Ned si trova costretto a chiedere ospitalità alla sua famiglia, che comprende la madre e le sue tre sorelle (Elizabeth Banks, Zooey Deschanel e Emily Mortimer), che non sembrano affatto gradire il suo modo di vivere.


Con un notevole ritardo sulla tabella di marcia (in America il film è uscito il 26 agosto 2011), ecco che Quell’idiota di nostro fratello arriva finalmente nelle nostre sale. E lo fa con un biglietto da visita niente male, dato che sua maestà Quentin Tarantino l’ha inserito nella lista delle migliori pellicole del 2011. Il perché è presto detto: ci troviamo, infatti, di fronte ad un’opera che rispecchia appieno tutto quello che il buon cinema indipendente americano è in grado di offrire: una storia semplice e all’insegna del più sano svago, quella vena di malinconia e dolcezza che non guasta mai e una serie di ottimi interpreti calati perfettamente nella parte.

A guidare un cast di all star ci pensa ovviamente Paul Rudd, un po’ Drugo Lebowski e un po’ Forrest Gump, messo lì per insegnarci che sono proprio le cose più semplici, come questa storia, quelle in grado di offrirci i più grandi insegnamenti. Piombato sulla sua famiglia come un novello Mary Poppins, si ritrova a dover fare i conti con tre sorelle che hanno fatto della sincerità (prima di tutto con loro stesse) un optional, facendosi ovviamente odiare per il suo modo di essere ma rivelandosi, lungo lo svolgersi degli eventi, l’unico vero vincente.

Scontato ed eccessivamente buonista dirà qualcuno. Può anche essere. Ma nel cinema, come anche nella vita reale, non conta tanto la storia in sé, ma il modo in cui la si racconta. E il regista Jesse Peretz sa farlo nel migliore dei modi. A tal punto che, una volta arrivati i titoli di coda, ci si ritrova con un sorriso stampato sulla faccia, che difficilmente riesce ad andarsene.

Pubblicato su ScreenWEEK

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