mercoledì 1 agosto 2012

Bed Time, la recensione

Regia: Jaume Balaguerò
Cast: Luis Tosar, Marta Etura, Alberto San Juan, Carlos Lasarte, Petra Martínez, Pep Tosar
Durata: 1h 42m
Anno: 2011

César (Luis Tosar) lavora come portiere in un condominio di Barcellona. César non sa cosa sia la felicità, non l’ha mai saputo. Passa le sue giornate osservando le persone che vivono in quel palazzo e proprio tra di loro ha trovato la sua principale ossessione: Clara (Marta Etura), una ragazza solare e, apparentemente, immune alla tristezza. César non riesce a sopportare l’ottimismo di Clara e ha deciso di fare di tutto per rovinarle la vita. In ogni modo.


Diciamolo francamente: a parte [Rec] e [Rec 2] Jaume Balaguerò non ha regalato più di tante “soddisfazioni” agli appassionati di cinema di genere. Il resto delle sue pellicole, considerate da molti tra i titoli di spicco del cinema horror spagnolo contemporaneo, non hanno certo lasciato il segno e se non fosse stato per il fortunato franchise cinematografico citato pocanzi, il suo successo sarebbe pari a quello di un qualsiasi regista da notte horror di mezza estate.

Posata momentaneamente la telecamera a spalla tipica della saga di [Rec], questo regista torna nelle nostre sale (ovviamente con estremo ritardo sulla tabella di marcia, ma questa è un’altra storia) con una pellicola di stampo classico e per certi versi “hitchcockiana”, basata solo ed esclusivamente su quella tensione dettata dall’atmosfera e lontana da qualsiasi componente fantastica e mistica.

Il risultato è un film altalenante, ma che fondamentalmente riesce a svolgere il suo dovere. Se da un lato, infatti, Bed Time (Mientras Duermes il titolo originale, Sleep Tight quello per il mercato internazionale) soffre di una sceneggiatura, scritta da Alberto Marini, troppo forzata e artificiosa, dall’altro può vantare una regia decisamente funzionale e in grado di sottolineare ogni momento di tensione nel modo giusto, senza ricorrere ad inutili barocchismi.

Parlare solo di horror riferendosi a questo film è però sbagliato. Durante il suo svolgimento la storia tocca più di un genere, raggiungendo in certi punti i toni tipici della (tragi)commedia, anche se non si capisce se questa cosa sia sul serio voluta. Ed è forse in questo che risiede il maggior difetto di questa pellicola: nel non avere un’identità ben definita (e ancora una volta la colpa è della sceneggiatura).

In conclusione, scomodando i tanto odiati voti, si può dire che Bed Time è un titolo da “sufficienza”, che mantiene le sue promesse. Ma nulla di più.

Pubblicato su ScreenWEEK

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