sabato 10 marzo 2012

Il piccolo Diavolo, la recensione

Regia: Roberto Benigni 
Cast: Roberto Benigni, Walter Matthau, Stefano Antonucci, Nicoletta Braschi 
Durata: 1h 40m 
Anno: 1988 

Che Roberto Benigni sia un piccolo, bonario Diavolo lo sanno tutti e a conferma di questo c’è anche un titolo, il terzo in ordine cronologico da lui diretto, che è riuscito a diventare con il passare del tempo un vero e proprio cult, confermandosi uno dei maggiori successi di questo artista. 
Arrivato nelle nostre sale nel 1988, Il piccolo Diavolo è un film che parla sì di esorcismo, ma alla maniera del noto comico toscano. 


 La storia è quella di un sacerdote americano (Walter Matthau) che vive in Italia ormai da tempo e che viene chiamato per scacciare il demonio dal corpo di una signora di mezza età. Padre Maurizio, questo il suo nome, riuscirà nella sua missione, ma dovrà accollarsi la compagnia del diavoletto in questione (Roberto Benigni), che si è ritrovato a vagare sulla terra e si è dimostrato più curioso che mai nei confronti di un mondo decisamente distante da quello infuocato da cui proviene. 
Il resto è praticamente storia. Molti sono infatti i momenti di questa pellicola che sono diventati memorabili e sono ovviamente tutti affidati all’istrionico talento di Benigni – Walter Matthau non sembra infatti perfettamente a suo agio nella parte – che qui si muove a ruota libera rendendo il suo personaggio (unico vero protagonista della storia) una trasfigurazione in grado per certi versi di sfiorare quel candore tipico delle figure angeliche. 

 Il suo amore per il creato e per la donna in particolare (un nome fra mille: Nicoletta Braschi) è in grado di rendere positive anche le figure più malvagie, che all’interno di questa storia sono le uniche da cui sul serio si può imparare qualcosa.

Pubblicato su ScreenWEEK

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