sabato 25 febbraio 2012

The Exorcism of Emily Rose, la recensione

Regia: Scott Derrickson 
Cast: Laura Linney, Tom Wilkinson, Campbell Scott, Jennifer Carpenter, Colm Feore, Joshua Close, Kenneth Welsh, Duncan Fraser, JR Bourne, Mary Beth Hurt, Henry Czerny, Shohreh Aghdashloo 
Durata: 1h 59m 
Anno: 2005 

Possono il legal thriller e l’horror (di stampo demoniaco) andare d’accordo? Sì, ma con le dovute riserve. È questo il caso di The Exorcism of Emily Rose, pellicola diretta da Scott Derricksonl nel 2005 e ispirata ad una vicenda realmente accaduta nel 1976 a Anneliese Miche, una giovane ragazza tragicamente morta in seguito ad un esorcismo. Riadattata nei tempi e nei luoghi e intrisa della giusta furbizia, questa storia ha dato vita ad un’opera che è riuscita a fare della dualità il suo principale punto di forza. 
The Exorcism of Emily Rose è un film che viaggia su due binari paralleli: se da un lato c’è la dimensione più orrorifica e per certi versi figlia di cult movie come L’Esorcista, dall’altro c’è il cosiddetto “rovescio della medaglia”, rappresentato da una controparte scettica che, come nel più classico dei processi, cerca di smontare la tesi appena mostrata. 


Come detto in precedenza ci troviamo di fronte ad un film che attinge a piene mani da una lunga tradizione di thriller a sfondo legale. Il film è in gran parte ambientato all’interno di un’aula di tribunale, infatti, e ci mostra un processo molto particolare: quello dello Stato Americano contro Padre Moore (Tom Wilkinson), accusato di aver causato la morte della giovane Emily Rose (Jennifer Carpenter). Il prete avrebbe infatti convinto la ragazza ad abbandonare le cure a cui si era sottoposta per una presunta patologia epilettica. Il motivo? Il fatto che secondo l’uomo di chiesa la giovane non fosse affetta da nessun male, ma vittima di una possessione demoniaca. Unica cura l’esorcismo. A difenderlo da quest’accusa l’avvocato Erin Bruner (Laura Linney), che durante questo processo deve fare i conti con la sua scarsa fede. 
 È da qui che parte questa storia, fornendoci due diverse (e altrettanto plausibili) versioni della verità e compensando la componente soprannaturale con le dovute spiegazioni scientifiche. 

Il gioco riesce, ma solo in parte. The Exorcism of Emily Rose è una pellicola che funziona dove deve funzionare, e cioè nei momenti inquietanti, ben rappresentanti e dotati di alcune reminescenze retrò che sicuramente non guastano, ma pecca di uno scarso approfondimento psicologico che inevitabilmente appiattisce il tutto, rendendo i protagonisti più che altro dei semplici stereotipi. La colpa non è certo del cast, decisamente calato nella parte, ma della fretta con cui l’argomento è stato trattato. 

Un titolo senza infamia e senza lode insomma, alla cui (parziale) riuscita ha contribuito in maniera rilevante l’interpretazione dell’allora semisconosciuta Jennifer Carpenter. La sua mimica e le sue movenze difficilmente si riescono a dimenticare, anche molto tempo dopo la visione del film.

Pubblicato su ScreenWEEK

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...