Regia: Andrea Papini
Cast: Paolo Bonanni, Peppino Mazzotta, Thierry Toscan, Beatrice Orlandini, Giovanni Guardiano, Adriana Ortolani, Tommaso Spinelli, Luigi Iacuzio, Rolando Alberti, Massimo Zordan, Lorenzo degli Innocenzi
Durata: 1h 19
Anno: 2011
Cast: Paolo Bonanni, Peppino Mazzotta, Thierry Toscan, Beatrice Orlandini, Giovanni Guardiano, Adriana Ortolani, Tommaso Spinelli, Luigi Iacuzio, Rolando Alberti, Massimo Zordan, Lorenzo degli Innocenzi
Durata: 1h 19
Anno: 2011
Due topografi, uno svizzero e un italiano, sono chiamati dall’amministrazione di un piccolo comune delle alpi per individuare i confini tra i due stati, andati perduti, e definire così la proprietà di una mummia emersa dai ghiacci. Il sindaco del piccolo paese italiano spera in tal modo di rilanciare il turismo del luogo. Le accurate indagini dei due portano alla luce un delitto del dopoguerra e il suo segreto.
Quando, durante la visione di questo lungometraggio, compare sullo schermo il primo cittadino Gianluca Buonanno (nientepopodimeno che), protagonista di un cameo che mette letteralmente i brividi, la tentazione di lasciare la sala, con il terrore che da un momento all’altro possa anche entrare Barbara D’urso, è molto forte. Ma si tratta solo del breve frammento di un’opera tutto sommato interessante, su cui si può (anzi, si deve) facilmente sorvolare.
La misura del confine è un progetto che nasce da un premio, quello vinto nel 2008, in occasione della rassegna “Cinema Domani. Esordi del Cinema italiano indipendente”, da Andrea Papini per il suo lungometraggio La velocità della luce. L’occasione era ghiotta: due settimane di uso della raffinata telecamera Red 4k. È così che, con la stessa troupe del film precedente, il regista ha deciso di recarsi in un rifugio di montagna a tremila metri di quota nel Vigevano per girare questa pellicola.
Il risultato non è affatto male e mette in evidenza la passione per un certo tipo di cinema che si potrebbe definire evocativo. Da più parti presentato come un “semplice” thriller, La misura del confine si presenta come un’opera complessa, che ragiona sull’essenza di ciò che ci circonda e su quelle coincidenze (da alcuni definite “destino”) che dominano la nostra esistenza. Da questo punto di vista è più che doveroso definire quello diretto da Andrea Papini un film ambizioso e come tale merita il massimo rispetto. Quello che è riuscito a ottenere in sole due settimane, nonostante la presenza di alcuni difetti, supera decisamente ogni aspettativa e sottolinea un gusto per la rappresentazione che si spera vivamente riesca a trovare in futuro una maggiore esaltazione.
Quando, durante la visione di questo lungometraggio, compare sullo schermo il primo cittadino Gianluca Buonanno (nientepopodimeno che), protagonista di un cameo che mette letteralmente i brividi, la tentazione di lasciare la sala, con il terrore che da un momento all’altro possa anche entrare Barbara D’urso, è molto forte. Ma si tratta solo del breve frammento di un’opera tutto sommato interessante, su cui si può (anzi, si deve) facilmente sorvolare.
La misura del confine è un progetto che nasce da un premio, quello vinto nel 2008, in occasione della rassegna “Cinema Domani. Esordi del Cinema italiano indipendente”, da Andrea Papini per il suo lungometraggio La velocità della luce. L’occasione era ghiotta: due settimane di uso della raffinata telecamera Red 4k. È così che, con la stessa troupe del film precedente, il regista ha deciso di recarsi in un rifugio di montagna a tremila metri di quota nel Vigevano per girare questa pellicola.
Il risultato non è affatto male e mette in evidenza la passione per un certo tipo di cinema che si potrebbe definire evocativo. Da più parti presentato come un “semplice” thriller, La misura del confine si presenta come un’opera complessa, che ragiona sull’essenza di ciò che ci circonda e su quelle coincidenze (da alcuni definite “destino”) che dominano la nostra esistenza. Da questo punto di vista è più che doveroso definire quello diretto da Andrea Papini un film ambizioso e come tale merita il massimo rispetto. Quello che è riuscito a ottenere in sole due settimane, nonostante la presenza di alcuni difetti, supera decisamente ogni aspettativa e sottolinea un gusto per la rappresentazione che si spera vivamente riesca a trovare in futuro una maggiore esaltazione.
Pubblicato su ScreenWEEK
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