giovedì 26 maggio 2011

The Housemaid, la recensione

Regia: Sang-soo Im
Cast: Jung-Jae Lee, Do-yeon Jeon, Seo-Hyeon Ahn, Yeo-Jong Yun, Seo Woo
Durata: 1h 46m
Anno: 2010

La giovane Eun-yi (Do-yeon Jeon) viene assunta come domestica da una famiglia molto facoltosa. Il suo compito è quello di affiancare la vecchia governante Miss Cho (Yeo-Jong Yun) nella cura della casa e dei futuri nascituri della sua padrona (Seo Woo), in attesa di due gemelli. Eun-yi si integra subito all’interno di quest’ambiente, conquistando le simpatie dei tutti, ma quest’armonia è destinata a finire molto presto. Sedotta dal padrone di casa (Jung-Jae Lee), la giovane si ritrova coinvolta in una relazione clandestina, che, una volta scoperta, le causerà più di un problema, soprattutto da parte della perfida madre della padrona di casa.


Una prova molto ardua quella tentata da Sang-soo Im: realizzare un remake di The Housemaid, considerato da molti uno dei maggiori capolavori della cinematografia coreana. Per realizzare quest’opera il regista ha però deciso di ispirarsi solo in parte all’opera di riferimento, stravolgendone per certi versi i temi portanti, immergendoli in clima di erotismo patinato e incorniciando il tutto con un’estetica barocca, algida e indubbiamente d’impatto, ma che sembra risolversi in un puro e sterile esercizio di stile.
Questa nuova versione di The Housemaid presenta infatti una dualità in grado di essere al tempo stesso la sua carta vincente e la sua condanna: tanto bello dal punto di vista della messa in scena, caratterizzata da scenografie mozzafiato, messe maggiormente in risalto da movimenti di macchina ricercati e una cura per il dettaglio non indifferente (che trova la sua massima esaltazione nella splendida sequenza che conclude la storia), quanto incredibilmente vuoto da quello narrativo.

Si potrebbe identificare il tutto come maniera, giustificando ogni barocchismo sfrenato o eccesso di carica melodrammatica, con una precisa volontà: quella di sottolineare la carica grottesca di una storia che riflette sul potere e su chi lo detiene, che si tratti di piccoli o grandi nuclei (questo perché in Corea, come nel resto del mondo, le colpe si pagano in maniera diversa, a seconda del proprio status sociale).

Ma la verità è che si tratta di un’opera talmente fredda da rischiare di non riuscire sul serio a comunicare il benché minimo messaggio.

Pubblicato su ScreenWEEK

1 commento:

Noodles ha detto...

L'originale non l'ho visto, ma lo recupererò (me lo son già procurato). devo dire però che il film di Im sang-soo non m'è dispiaciuto, l'attrice era brava secondo me.

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