martedì 5 aprile 2011

Lo Stravagante Mondo di Greenberg

Lo Stravagante Mondo di Greenberg (2010, regia Noah Baumbach)



Quando la famiglia Greenberg decide di partire per una vacanza di sei settimane in Vietnam, lo zio Roger (Ben Stiller) arriva da New York, per dare un’occhiata alla casa. Si tratta di un uomo con un forte esaurimento nervoso alle spalle e un carico di paranoie particolarmente ingombrante, che lo rendono una persona schiva e decisamente poco incline a socializzare. Durante questa permanenza Roger ritroverà il suo vecchio amico del college Ivan (Rhys Ifans) e farà la conoscenza di Florence (Greta Gerwig), una giovane che aiuta la famiglia Greenberg con le faccende di casa.

Ad un certo punto della sua carriera ogni grande attore comico deve cimentarsi, quasi fosse una tappa obbligata, con il cosiddetto “ruolo serio”. È questo il caso di Ben Stiller, che per il suo “riscatto” ha deciso di diventare protagonista di una pellicola diretta da uno dei nomi più interessanti del panorama cinematografico indipendente americano: Noah Baumbach. E il risultato è decisamente positivo, anche se con qualche riserva.
Questo Greenberg (non si capisce perché il titolo italiano faccia allusioni a componenti stravaganti in realtà assenti all’interno della storia) è un film che, come gran parte dei titoli cosiddetti indipendenti, parla delle piccole cose, facendo della quotidianità il suo leitmotiv. Al centro della vicenda c’è un uomo, con le sue paure e un pesante bagaglio pieno di conti in sospeso con il passato. Attorno a lui, quasi fosse il fulcro di un invisibile microcosmo, ruotano alcune figure altrettanto interessanti (tra cui è impossibile non citare la bravissima Greta Gerwig, purtroppo ancora poco conosciuta in Italia), che gli sono legate in maniera più o meno diretta.
Risulta chiaro sin da subito che quella diretta da Noah Baumbach non è una semplice commedia. Si tratta di uno di quei film che si potrebbero definire “agrodolci”, che alla risata preferiscono il sorriso (in certi casi decisamente più sano) e che, senza volere a tutti costi lasciare messaggi di chissà quale importanza, si limitano ad offrire più spunti di riflessione. La cosa funziona, sebbene in alcuni punti sia praticamente impossibile non notare qualche calo di ritmo (qualche minuto in meno non avrebbe sicuramente guastato).

Greenberg resta comunque un titolo molto interessante, che ci permette di osservare un caratterista come Ben Stiller in un ruolo decisamente lontano da quelli che gli sono stati affidati (o che lui stesso si è affidato) finora. La cosa eccezionale è che non c’è bisogno di abituarsi a questo cambiamento per far sì che il suo personaggio sembri credibile. Il suo Roger, con quell’aria disincantata e quello sguardo in grado di mettere a disagio chiunque lo stia guardando, risulta infatti convincente sin dalla prima inquadratura. E questo è sicuramente merito di una grandissima versatilità, che si spera vivamente non si limiti ad un solo tentativo.

Pubblicato su ScreenWEEK

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo lo voglio vedere assolutamente, non so ho buone aspettative.

Ale55andra

FiliÞþØ ha detto...

Molto molto bello, sebbene in alcuni punto un po' lento. Stiller è bravissimo

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