Teo (Matteo Petrini) è un ragazzo da poco diplomato e con molti sogni nel cassetto, tra cui quello di potere un giorno diventare uno scrittore affermato, magari proprio come il suo mito John Fante. Ma, si sa, al giorno d’oggi è dura riuscire ad affermare il proprio talento e, dato che non si vive di soli sogni, il giovane fa quello che può per racimolare qualche soldo e mantenere lui e il padre, alle prese con degli improvvisi problemi di salute. Tra un lavoro precario e l’altro, Teo cerca comunque di andare avanti, questo grazie anche all’aiuto del suo amore Chiara (Eugenia Costantini).
Arriva nelle nostre sale Questo mondo è per te è il terzo lungometraggio di Francesco Falaschi (regista di Emma sono io e Last Minute Marocco). Un piccolo progetto, nato come un film laboratorio della Scuola di Cinema di Grosseto e che, come tutte quelle opere povere di soldi ma ricche di idee, presenta la freschezza tipica delle migliori produzioni indipendenti.
Molti sono i pregi che si possono attribuire a questo lavoro, primo fra tutti quello di riuscire a far sorridere nella maniera più sana, presentandoci personaggi e avvenimenti tipici del nostro quotidiano ma senza per questo risultare banale, scontato o tantomeno forzato (come gran parte delle recenti produzioni nostrane).
Quello diretto da Francesco Falaschi è infatti un film concentrato principalmente sulla narrazione (poco interessa che non parli di cose “importanti” o “alte”), il cui intento non e quello di commuovere, divertire o suscitare chissà quale reazione emotiva a tutti i costi, ma che, proprio a causa di questa sua semplicità, riesce ad ottenere facilmente questo risultato.
Certo, qualcuno potrebbe lamentare il fatto che in Italia si continuino a sfornare solo opere di questo genere e che, ormai, quasi nessuno abbia più il coraggio di osare, uscendo da quegli schemi che sono diventati convenzione. Ma quando il risultato è così sincero si è più che disposti ad accettare anche le più fastidiose abitudini.
Arriva nelle nostre sale Questo mondo è per te è il terzo lungometraggio di Francesco Falaschi (regista di Emma sono io e Last Minute Marocco). Un piccolo progetto, nato come un film laboratorio della Scuola di Cinema di Grosseto e che, come tutte quelle opere povere di soldi ma ricche di idee, presenta la freschezza tipica delle migliori produzioni indipendenti.
Molti sono i pregi che si possono attribuire a questo lavoro, primo fra tutti quello di riuscire a far sorridere nella maniera più sana, presentandoci personaggi e avvenimenti tipici del nostro quotidiano ma senza per questo risultare banale, scontato o tantomeno forzato (come gran parte delle recenti produzioni nostrane).
Quello diretto da Francesco Falaschi è infatti un film concentrato principalmente sulla narrazione (poco interessa che non parli di cose “importanti” o “alte”), il cui intento non e quello di commuovere, divertire o suscitare chissà quale reazione emotiva a tutti i costi, ma che, proprio a causa di questa sua semplicità, riesce ad ottenere facilmente questo risultato.
Certo, qualcuno potrebbe lamentare il fatto che in Italia si continuino a sfornare solo opere di questo genere e che, ormai, quasi nessuno abbia più il coraggio di osare, uscendo da quegli schemi che sono diventati convenzione. Ma quando il risultato è così sincero si è più che disposti ad accettare anche le più fastidiose abitudini.
Pubblicato su ScreenWEEK
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