giovedì 28 aprile 2011

Gaza Hospital

Regia: Marco Pasquini
Cast: Yousef Hamza, Swee Chai Ang, Monica Maurer, Ellen Siegel, Aziza Khalidi
Durata: 1h 24m
Anno: 2009

Quello che troppo spesso non ci si chiede quando si entra in un edificio molto vecchio è quale sia stata la sua storia, cosa è successo al suo interno prima che noi ci mettessimo piede. Se quelle mura potessero parlare il più delle volte ci metterebbero a conoscenza di aneddoti particolarmente rilevanti, soprattutto dal punto di vista storico, che potrebbero rivelarsi utili spunti per le più profonde riflessioni, non solo sul destino delle cose, ma dell’umanità in generale.

Lo sa bene Marco Pasquini, che con il suo Gaza Hospital ha cercato di mantenere viva la memoria di un edificio che negli anni ’80 è stato particolarmente importante per il Libano e che, sebbene non allo stesso modo, continua ad esserlo ancora oggi. Il Gaza Hospital fu infatti costruito con l’intento di prendersi cura dei profughi palestinesi, dei libanesi e dei più poveri in generale, che all’interno di quella struttura hanno potuto trovare le cure necessarie alla sopravvivenza. Una salvezza durata molto poco. Nel 1982, infatti, l’ospedale è finito sotto il fuoco dell’esercito libanese, che ne ha compromesso irrimediabilmente ogni funzione. Da quel giorno l’edificio, che porta ancora i segni di questo conflitto, è diventato il più grande campo profughi del Libano. Al suo interno, in quei corridoi e in quelle stanze che un tempo erano adibiti a reparti, vivono numerose famiglie, ognuna con una storia alle spalle. Gaza Hospital scorre così, tra la testimonianza di persone come Youssef, che da anni ormai vive e lavora come barbiere in questo “ospedale”, e quella della dottoressa Swee Chai, che ha lavorato in quella struttura e ancora oggi porta vivo il ricordo di quei giorni.

Qualunque cosa succeda, la vita continua. È questo quello che sembra volerci dire Marco Pasquini con questo documentario. Per farlo ha deciso di scandagliare in profondità un edificio che, nonostante gli anni passati e il diverso utilizzo, non ha smesso di fare quello per cui è nato: salvare gente e ospitarla, offrendogli un rifugio accogliente. Tutto sembra avere voce all’interno di quest’opera, a cominciare dalle martoriate mura del Gaza Hospital, che, così come i suoi abitanti, porta dentro di sé ricordi dolorosi e difficili da cancellare. Ma in fondo è un bene che certe cose rimangano impresse nella memoria. Ben vengano dunque opere suggestive e stimolanti come questa, se riescono nel loro intento.

Pubblicato su ScreenWEEK

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