150 anni e non li dimostra… Più o meno. In occasione dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia ecco che un documentario cade – come si è soliti dire – a fagiolo. Il lungometraggio in questione si intitola Ma che Storia…, diretto da Gianfranco Pannone e presentato nella Sezione Controcampo italiano della 67.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2010.
L’intento non è dei più semplici: riassumere in maniera adeguata più di un secolo di avvenimenti che hanno interessato la nostra nazione a partire dal Risorgimento italiano.
Il metodo? Semplice e al tempo stesso più efficace che mai: raccogliere stralci di documentari, cinegiornali, brani letterari (letti tra gli altri anche da Leo Gullotta e Ugo Gregoretti) e musica popolare, lasciando che siano le immagini stesse a comunicare allo spettatore e riuscendo così ad evitare in maniera particolarmente astuta il rischio di cadere nella semplice retorica.
Il risultato è un’opera che vive di contrapposizioni ritmiche e visive (che rappresentano un vero e proprio colpo di genio), in grado di mettere in evidenza quanto detto dallo stesso regista e cioè che “la nostra lunga e complessa storia ha impedito e impedisce tuttora il compiersi di un amor patrio veramente condiviso”. Una lettura indubbiamente provocatoria, che però riesce ad esercitare un suo fascino, insinuando qualche dubbio e ricordandoci che, a conti fatti, una vera unità (perlomeno intellettuale) ancora non si è riuscita ad avere.
L’intento non è dei più semplici: riassumere in maniera adeguata più di un secolo di avvenimenti che hanno interessato la nostra nazione a partire dal Risorgimento italiano.
Il metodo? Semplice e al tempo stesso più efficace che mai: raccogliere stralci di documentari, cinegiornali, brani letterari (letti tra gli altri anche da Leo Gullotta e Ugo Gregoretti) e musica popolare, lasciando che siano le immagini stesse a comunicare allo spettatore e riuscendo così ad evitare in maniera particolarmente astuta il rischio di cadere nella semplice retorica.
Il risultato è un’opera che vive di contrapposizioni ritmiche e visive (che rappresentano un vero e proprio colpo di genio), in grado di mettere in evidenza quanto detto dallo stesso regista e cioè che “la nostra lunga e complessa storia ha impedito e impedisce tuttora il compiersi di un amor patrio veramente condiviso”. Una lettura indubbiamente provocatoria, che però riesce ad esercitare un suo fascino, insinuando qualche dubbio e ricordandoci che, a conti fatti, una vera unità (perlomeno intellettuale) ancora non si è riuscita ad avere.
Pubblicato su ScreenWEEK
2 commenti:
Ho incontrato Pannone a novembre alla scorsa edizione di Lavori in corso, n convegno he teniamo annualmente a Napoli. Proiettammo lì i suoi Immota Manet e Il sol dell'avvenire e parlammo anche un po' di Ma che storia (con un piccolo estratto che ci aveva portato lui). Ce ne vorrebbero sempre più di documentaristi come lui.
Noodles
Sono molto curioso di vedere il resto dei suoi lavori...
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