venerdì 4 marzo 2011

Johnny Depp, maestro d'amore e non solo

Ultimamente, con altri colleghi della redazione di ScreenWEEK.it, sto ripercorrendo la carriera di Johnny Depp. Si tratta di una retrospettiva dedicata all'attore in occasione della prossima uscita di Rango. In ogni caso qui sotto trovate un "riassunto delle puntante precedenti", che contiene i post pubblicati in questi giorni e che, per un motivo o per l'altro, non avevo ancora inserito su Cinedelia. Enjoy!

Neverland – Un sogno per la vita (2004, regia Marc Forster)

Per fare l’attore, si sa, è necessario mantenere sempre vivo quel fanciullino presente dentro ognuno di noi. Johnny Depp lo sa bene. Durante la sua carriera ha dato vita a personaggi stravaganti e sopra le righe, che sono entrati a far parte del’immaginario comune e che difficilmente potranno essere dimenticati. Chi meglio di lui, quindi, avrebbe potuto interpretare James Matthew Barrie, il creatore dell’eterno bambino Peter Pan? Neverland – Un sogno per la vita, pellicola del 2004 diretta da Marc Forster e ispirata all’opera teatrale The man who was Peter Pan, scritta da Allan Knee, racconta appunto la storia di questo scrittore e della sua ricerca di un’idea, di un qualcosa in grado di rendere speciali le sue opere. A dargli l’ispirazione ci penseranno Sylvia Llewelyn Davies (interpretata da Kate Winslet) ed i suoi quattro figli, conosciuti per caso in un parco. James Matthew Barrie si affezionerà molto a questa famiglia e da questo rapporto nascerà una delle più famose storie per l’infanzia (e non solo). Sorretto da un cast degno delle migliori occasioni, che oltre ai nomi già citati può vantare quelli di attori come Julie Christie, Dustin Hoffman, Radha Mitchell e Kelly Macdonald, Neverland – Un sogno per la vita è un vero e proprio inno alla fantasia, a quel fermento interiore che troppo spesso viene trascurato. Nel ruolo di uno scrittore che vive perennemente in bilico tra realtà e finzione Johnny Depp si muove pienamente a suo agio, soprattutto all’interno dei suggestivi scenari che fanno da sfondo ai viaggi fantastici presenti nella storia, che rappresentano sicuramente la parte migliore di quest’opera.

Donnie Brasco (1997, regia Mike Newell)

Che te lo dico a fare?“. Una frase che molti di voi conosceranno, questo perché legata ad una pellicola che, insieme ad altri titoli come Quei Bravi Ragazzi o Bronx, rappresenta il culmine di un certo tipo di cinema incentrato sulla mafia italoamericana. Donnie Brasco, pellicola del 1997 diretta da Mike Newell, racconta la storia vera dell’agente dell’FBI Joe Pistone (Johnny Depp), che è riuscito ad infiltrarsi con successo all’interno degli ambienti malfamati della New York degli ’70, conquistando la fiducia e diventando grande amico di Lefty Ruggiero (Al Pacino), un piccolo mafioso ormai sul viale del tramonto. La storia dell’amicizia impossibile tra due persone troppo legate al loro mondo di origine e continuamente consumate – soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Depp – dalla loro professione, che li spinge a superare ogni limite in nome di chissà quale “codice morale”. Un titolo che difficilmente può lasciare delusi, prima di tutto perché sorretto da un’ottima sceneggiatura. A questa si uniscono due interpreti sicuramente al pieno delle loro capacità: Johnny Depp, nel ruolo di un uomo diviso tra legge e cuore, combattuto tra giustizia civile e giustizia morale; accanto a lui un Al Pacino in stato di grazia, perfetto nell’interpretare un uomo che ha visto progressivamente le sue ambizioni sgretolarsi. La rassegnazione presente sul suo volto è un qualcosa che non si dimentica e che riesce a rendere il suo personaggio particolarmente umano.

Don Juan De Marco maestro d’amore (1994, regia Jeremy Leven)

Scritta e diretta nel 1994 da Jeremy Leven, questa pellicola racconta la storia di uno psichiatra vicino alla pensione (Marlon Brando), che si ritrova a dover guarire in pochissimo tempo un giovane ragazzo che ha tentato il suicidio (Johnny Depp). Il paziente, che ha una personalità decisamente complessa, è convinto di essere tale Don Juan, un incredibile amatore con il look da Zorro, che nella sua vita è riuscito ad avere più di 1500 donne, ma che ciononostante continua a soffrire per amore. Tra i due nasce una grande amicizia, a tal punto che sarà lo stesso psichiatra ad essere “guarito” dal suo paziente. Nessuno aveva dubbi sul fatto che Johnny Depp fosse un rubacuori, ma, nel caso la questione non fosse stata troppo chiara, una pellicola ha cercato di fare il punto sulla questione, anche se il risultato non è stato certo degno delle aspettative. Don Juan De Marco, infatti, non è un film perfetto e questo è meglio dirlo subito. Si tratta di una rivisitazione del mito del Don Giovanni che, pur vivendo di una profonda ambiguità, non riesce a mantenere sempre alta quell’atmosfera sognante cui troppo spesso cerca di ambire, il più delle volte risolta banalmente in un eccesso di sentimentalismo. Il risultato è un film che si potrebbe definire “riuscito a metà”, ma che comunque presenta qualche punto a suo favore, a cominciare da un cast che non è certo dell’ultima ora e da qualche momento realmente suggestivo, che ci accompagna verso un finale che – evitando spoiler di qualsiasi genere – cerca di fare sue le parole un tempo dette da Billy Wilder all’interno del suo A Qualcuno piace Caldo: nessuno è perfetto.


1 commento:

Noodles ha detto...

Al Pacino in Donnie Brasco ha offerto davvero una delle sue migliori interpretazioni. s'è scrollato via di dosso il divismo, lo status del grande attore e con un understatement da capolavoro ha interpretato una mezza tacca, un tipo che come scrivevi s'è visto passare davnti ogni occasione senza riuscire mai a sfondare. Ed è talmente convincente che sullo schermo ci si dimentica che è Pacino e si è convinti che si sta guardando Lefty Ruggiero.

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