Adattare l’anime giapponese Yattaman per il grande schermo non era certo un’impresa facile. Questo principalmente per la sua struttura volutamente grottesca, sopra le righe e ricca di momenti comici difficili da ricreare all’interno di una dimensione cosiddetta “concreta”. Una vera e propria patata bollente insomma, che aveva bisogno di un regista altrettanto sopra le righe e capace di muoversi a suo agio all’interno di queste atmosfere. Per questo quando nel 2009 – sì, perché, come molti di voi sapranno, la pellicola arriva da noi con un bel po’ di ritardo, ma non possiamo fare altro che dire grazie – si è saputo che ad occuparsi di questa trasposizione cinematografica sarebbe stato Takashi Miike, gran parte dei fan, sia del regista che della serie animata, si sono dimostrati soddisfatti. Questo perché molto probabilmente solo una personalità come la sua sarebbe stata in grado di occuparsi di un simile progetto.
Per la gioia di tutti – o perlomeno di chi aspettava con ansia questo film – possiamo dire che le aspettative non sono state deluse. Yattaman funziona e ci riesce principalmente perché non si sposta di una virgola dall’opera cui si riferisce. Il risultato è un film eccessivo, sfarzoso, kitsch in ogni suo aspetto, che ci si riferisca alle scenografie, ai costumi o a quella grafica digitale che certamente non è delle più evolute, ma che in ogni caso non stona. Volendo trovare un difetto, se proprio si deve, l’eccessiva durata è forse quello principale. Due ore di una trama non propriamente lineare e più che altro raccolta per blocchi non scorrono sempre lisci, ma è anche vero che difficilmente si sarebbe potuto fare di meglio.
Miike riesce lo stesso a metterci del suo, nonostante questo sia il lungometraggio più commerciale che abbia diretto finora. La sua mano si riconosce in alcuni siparietti semi-erotici che sfiorano il feticismo, come ad esempio il sogno di Boyakki (Katsuhisa Namase), sommerso da una montagna di liceali disinibite che aspettano solo che le unghie dei loro piedi vengano smaltate, o lo scontro/amplesso tra lo Yatta Can e la Robot Vergine, all’interno del quale si titillano capezzoli di metallo e si raggiungono improbabili orgasmi. In ogni caso niente di troppo eccessivo.
Yattaman è un film più che godibile, sebbene dedicato solo ad un determinato tipo di pubblico, che dimostra ancora una volta quanto l’estro di un autore come Takashi Miike sia in grado di adattarsi ad ogni genere cinematografico.
Per la gioia di tutti – o perlomeno di chi aspettava con ansia questo film – possiamo dire che le aspettative non sono state deluse. Yattaman funziona e ci riesce principalmente perché non si sposta di una virgola dall’opera cui si riferisce. Il risultato è un film eccessivo, sfarzoso, kitsch in ogni suo aspetto, che ci si riferisca alle scenografie, ai costumi o a quella grafica digitale che certamente non è delle più evolute, ma che in ogni caso non stona. Volendo trovare un difetto, se proprio si deve, l’eccessiva durata è forse quello principale. Due ore di una trama non propriamente lineare e più che altro raccolta per blocchi non scorrono sempre lisci, ma è anche vero che difficilmente si sarebbe potuto fare di meglio.
Miike riesce lo stesso a metterci del suo, nonostante questo sia il lungometraggio più commerciale che abbia diretto finora. La sua mano si riconosce in alcuni siparietti semi-erotici che sfiorano il feticismo, come ad esempio il sogno di Boyakki (Katsuhisa Namase), sommerso da una montagna di liceali disinibite che aspettano solo che le unghie dei loro piedi vengano smaltate, o lo scontro/amplesso tra lo Yatta Can e la Robot Vergine, all’interno del quale si titillano capezzoli di metallo e si raggiungono improbabili orgasmi. In ogni caso niente di troppo eccessivo.
Yattaman è un film più che godibile, sebbene dedicato solo ad un determinato tipo di pubblico, che dimostra ancora una volta quanto l’estro di un autore come Takashi Miike sia in grado di adattarsi ad ogni genere cinematografico.
Pubblicato su ScreenWEEK
2 commenti:
Io adoravo l'anime e sono sicura che adorerò anche il film!
Ale55andra
E' vero, l'amplesso robotico è poca cosa - pensando anche ai livelli cui Miike ci ha abituati - però è uno dei momenti più assurdi e miikiani del flm secondo me. Una di quelle cose folli ce saltano fuori d'improvviso.
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