Due individui (Eddie Marsan e Martin Compston) rapiscono la figlia (Gemma Arterton) di un ricco uomo d’affari per ottenere un riscatto. Alice Creed, questo il nome della giovane, viene legata mani e piedi ad un letto, all’interno di un appartamento che è stato rifinito fino al minimo dettaglio per accogliere il sequestro. Un piano apparentemente perfetto, se non fosse per il fatto che tutti hanno qualcosa da nascondere.
Ultimamente sembra proprio che le più piacevoli sorprese ci vengano regalate dal cinema indipendente. Sarà per la voglia di osare che caratterizza gran parte di queste opere o per la libertà che il low budget è in grado di offrire, proprio perché lontano dai vincoli e dalle responsabilità che i grandi marchi impongono, resta il fatto che, soprattutto quando si parla di cinema di genere, non esiste territorio più fertile.
È questo il caso de La scomparsa di Alice Creed, debutto alla regia dello sceneggiatore e regista J Blakeson. Un film concepito come una pièce teatrale, girato quasi interamente in un unico ambiente – se si esclude la conclusione e un incipit silenzioso e più che mai suggestivo – e con un cast composto da soli tre attori, ma sicuramente più avvincente della maggior parte dei blockbuster usciti negli ultimi mesi.
Non si tratta certo di una pellicola perfetta, sia chiaro, ma possiede una storia ricca di evoluzioni e colpi di scena che, giocando sulla natura ambigua dei personaggi coinvolti (ognuno impegnato a dover fare i conti con i propri segreti o fantasmi), riesce a coinvolgere lo spettatore, facendolo diventare parte di un gioco basato solo ed esclusivamente sulla tensione psicologica.
Bravissimo il cast. Da più parti si è elogiata l’interpretazione di Gemma Arterton, effettivamente degna di nota. Ma non quanto quella di Eddie Marsan che, alternando una reazione emotiva dopo l’altra, è letteralmente riuscito a bucare lo schermo.
Ultimamente sembra proprio che le più piacevoli sorprese ci vengano regalate dal cinema indipendente. Sarà per la voglia di osare che caratterizza gran parte di queste opere o per la libertà che il low budget è in grado di offrire, proprio perché lontano dai vincoli e dalle responsabilità che i grandi marchi impongono, resta il fatto che, soprattutto quando si parla di cinema di genere, non esiste territorio più fertile.
È questo il caso de La scomparsa di Alice Creed, debutto alla regia dello sceneggiatore e regista J Blakeson. Un film concepito come una pièce teatrale, girato quasi interamente in un unico ambiente – se si esclude la conclusione e un incipit silenzioso e più che mai suggestivo – e con un cast composto da soli tre attori, ma sicuramente più avvincente della maggior parte dei blockbuster usciti negli ultimi mesi.
Non si tratta certo di una pellicola perfetta, sia chiaro, ma possiede una storia ricca di evoluzioni e colpi di scena che, giocando sulla natura ambigua dei personaggi coinvolti (ognuno impegnato a dover fare i conti con i propri segreti o fantasmi), riesce a coinvolgere lo spettatore, facendolo diventare parte di un gioco basato solo ed esclusivamente sulla tensione psicologica.
Bravissimo il cast. Da più parti si è elogiata l’interpretazione di Gemma Arterton, effettivamente degna di nota. Ma non quanto quella di Eddie Marsan che, alternando una reazione emotiva dopo l’altra, è letteralmente riuscito a bucare lo schermo.
Pubblicato su ScreenWEEK
Nessun commento:
Posta un commento