mercoledì 21 luglio 2010

The Box

The Box (2009, Regia Richard Kelly)



Ispirato ad un racconto scritto da Richard Matheson nel 1970, intitolato Button Button, The Box racconta la storia di una giovane coppia (Cameron Diaz e James Marsden) che riceve un pacco contenente un misterioso marchingegno con un pulsante alla sua sommità. I due non hanno la più pallida idea di cosa possa trattarsi, ma lo scoprono nel momento in cui ricevono la visita di Arlington Steward (Frank Langella), funzionario di una misteriosa società dal volto orribilmente sfigurato. L’uomo si presenta con una valigetta contenente un’enorme fortuna in denaro, che sarà loro se decideranno di premere quel pulsante. Quel gesto causerebbe però la morte di una persona qualsiasi nel mondo. La coppia ha un giorno di tempo per prendere una decisione: rinunciare al denaro o convivere per sempre con un peso sulla coscienza?

Si dice che dai tempi di Donnie Darko il regista Richard Kelly non sia riuscito ad azzeccarne una. Non che ci abbia provato molto, si tratta di un paio di lungometraggi tra cui Southland Tales – pellicola che purtroppo ha risentito della troppa ambizione, ma che comunque presenta una serie di momenti ben riusciti – e il qui presente The Box, ma forse è stato proprio il punto di partenza ad essere sbagliato. È bastato il già citato Donnie Darko a renderlo per molti la nuova promessa del cinema, ma, casi mediatici a parte, il film interpretato da Jake Gyllenhaal non è poi quel capolavoro strombazzato da più parti. Un’opera interessante, quello si, ma niente di più. Da quel momento il regista, caricato di enormi responsabilità, si è come sentito in dovere di dimostrare al pubblico cose che in realtà non gli sono mai state chieste, dimenticando troppo spesso che nel cinema le grandi storie valgono quanto i grandi momenti, se non di più.

The Box non smentisce quanto detto finora, ed è un vero peccato perché questo lungometraggio avrebbe sul serio tutte le carte in regola per diventare un piccolo cult di genere. Possiede una storia accattivante, che gioca sulle conseguenze che ogni gesto, anche il più piccolo, può avere sulle nostre esistenze. È ricco di atmosfera, di momenti inquietanti e particolarmente suggestivi, per non parlare di Frank Langella, impeccabile nel ruolo di “messaggero divino”. Cos’è allora che non funziona? Il fatto che anche questa volta Richard Kelly sia caduto nel baratro dell’esagerazione, cosa che si nota soprattutto nella seconda metà del film, dove ogni momento raggiunge l’esasperazione, trasformando il drammatico in grottesco e il pathos in ridicolo (in)volontario. Sarebbe bastato un piccolo sforzo in meno per tenere lontana la storia da questo pasticcio religioso-fantascientifico. Purtroppo non è stato così e quella che avrebbe potuto essere l’opera del riscatto si è rivelata solo l’ennesima conferma.

Pubblicato su ScreenWEEK

7 commenti:

Noodles ha detto...

Finalmente qualcun altro che apprezza Donnie Darko per uqello che è senza farlo diventare un capolavoro della storia del cinema (cosa che ha fatto male al regista stesso a quanto vediamo)

p.s.
sei stato nominato per il premio Dardos :P

http://onceuponatimeinamerica.splinder.com/post/23011900#comment

Anonimo ha detto...

Quindi, come presagisco da un pò, un film "pacco" ^^

Ale55andra

Fabrizio (cinemarecensionilab) ha detto...

Citando Ale55andra... più che una scatola è un vero e proprio "pacco"...

Ps
è la prima volta che passo di qua... complimenti per il bel blog ;)

Anonimo ha detto...

Disgraziatamente l'ho visto...
Concordo con la tua analisi.
Dimenticabilissimo.

Cineserialteam ha detto...

Delusione annunciata, dunque.

Peeping Tom ha detto...

a me invece è piaciuto abbastanza, soprattutto quando va sopra le righe, muovendosi al limite del grottesco.
son perversioni, lo so :)

Daddun ha detto...

L'ho trovato meno peggio di quanto mi aspettassi dopo la valanga di critiche negative lette prima di entrare in sala. Comunque è vero, The box è un'occasione mancata.
Ciao, Ale

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