giovedì 13 maggio 2010

The Road

The Road (2009, regia John Hillcoat)



Sono ormai passati dieci anni da quando il mondo è stato distrutto da un non precisato evento. Tutto è diventato grigio, cupo, e i pochi superstiti cercano di sopravvivere ognuno con le proprie forze. Tra questi ci sono un padre (Viggo Mortensen) e il suo bambino (Kodi Smit McPhee), in viaggio chissà da quando e diretti chissà dove.
The Road, ispirato al romanzo La Strada scritto da Cormac McCarthy, è un film che comincia e si svolge in medias res. Non ha prologo – se non attraverso brevi flashback, che riguardano la vita del personaggio interpretato da Mortensen prima della scomparsa della moglie Charlize Theron – e, a volerla dire tutta, non ha neanche un vero e proprio finale. Ciononostante riesce ad essere una bellissima storia di formazione, questo perché affronta una delle fasi più delicate nella vita di un uomo: il passaggio all’età adulta. Non è facile oggi, figuriamoci all’interno del mondo dipinto dall’australiano John Hillcoat, che ha reinterpretato i canoni del genere post apocalittico (che vista la sua vicinanza al western era sempre riuscito ad esercitare un certo fascino sul pubblico), privandolo di tutto ciò che l'aveva reso attraente.
Da questo punto di vista il regista è riuscito a rendere perfettamente omaggio al libro da cui è tratto il film, esponendo gli avvenimenti come se fosse uno spettatore a sua volta. Non si tratta solo del non voler fornire spiegazioni a ciò che viene mostrato, ma di una vera e propria presa di posizione, che l’ha spinto a rimanere distante da questo mondo e dai suoi protagonisti, limitandosi a raccontare una storia semplicemente per come è (o per come sarà).
Nel grigio di un quotidiano svuotato di ogni certezza si alternano momenti di tensione, commozione e addirittura speranza. Perché questa pellicola, a differenza di quello che si è detto e si continua a ripetere, ha molta più fiducia nel futuro di quanto si possa immaginare. Basta guardare tra le righe per rendersene conto, e per accorgersi anche di come, con le dovute modifiche, questo racconto sia terribilmente attuale in questo periodo di crisi globale. Forse anche per questo risulta così doloroso.

Pubblicato su ScreenWEEK

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non l'ho ancora visto. Ma ho la sensazione che mi piacerà vertiginosamente.

Ale55andra

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