giovedì 29 ottobre 2009

La Moglie di Frankenstein

La Moglie di Frankenstein (1935, regia James Whale)



I casi in cui un sequel è meglio dell’originale non sono tantissimi, ma ovviamente esistono. C’è chi dice che tale successo è dovuto anche al fato che i secondi capitoli hanno il pregio di poter cominciare in medias res, godendo delle spiegazioni fornite in precedenza. In alcuni casi, dove la storia lo consente, si cerca anche di andare oltre.

La Moglie di Frankenstein, pellicola del 1935 diretta da James Whale, regista anche del precedente Frankenstein, si potrebbe benissimo inserire nella categoria dei “secondi capitoli riusciti”, arrivando ad essere anche migliore dell’originale. Questo perché, a differenza del suo predecessore, possiede delle caratteristiche che lo rendono un’opera in bilico tra il gotico e il grottesco, con moltissimi picchi di humour nero. La cosa che allontana i due titoli è indubbiamente la figura del mostro, ancora una volta interpretato da Boris Karloff, e la consapevolezza che assume di se stesso. Un’evoluzione che lo porta addirittura a parlare, rendendolo il personaggio più umano della storia. A fargli compagnia questa volta ci sono due mad doctor: Henry Frankenstein, turbato dal suo operato e dai sensi di colpa, e il dottor Pretorius, folle scienziato spinto da manie di grandezza e con l’hobby delle miniature.

E la Moglie? C’è ovviamente, anche se solo per pochi minuti. Purtroppo si tratta di un matrimonio in crisi sin dal primo secondo, e destinato a finire tragicamente. Ma la figura di Elsa Lanchester, con quelle mèches bianche, vale quei pochi momenti fino all’ultimo secondo.

Pubblicato su: The Wolfman

3 commenti:

Noodles ha detto...

Di mogli di Frankestein (del mostro cioè) conosco solo quella parodiata da Brooks (se escludimo la Bonham-Carter). Ma dunque la Lanchester sta sulla scena per poco? Un personaggio figurativamente così famoso, una vera icona del cinema horror è dunque quasi un cammeo?

tj ha detto...

Elsa Lanchester, all'inizio di The bride of Frankenstein interpreta pure una dolce Mary Shelley. La sequenza finale non è poi così tanto breve, anche se all'inizio appare bendata come una mummia (La mummia era per l'appunto il film precedente di J. Whale). E comunque la sua interpretazione merita di essere entrata nell'immaginario iconografico del 20mo secolo.

Io, nel mio piccolo, le ho appena dedicato questo video in animazione 3D, che mi auguro vorrete apprezzare (o meno!):

Frankenstein Story: la Sposa

Iohannes ha detto...

Grande film, tecnicamente persino superiore al primo capitolo, è però incentrato più sulla creazione della moglie che non su di essa.

E' diverso anche per il tono, qui meno 'pauroso' e più 'grottesco'.

Inoltre ha una cornice insolita, retrodatata rispetto alla narrazione!

Ma è un grande film, lo adoro!

PS Mi fa sempre piacere vedere che sul tuo blog si parla sempre degli horror classici, che molti cinefili - o presunti tali - non hanno mai visto! :O

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