martedì 15 settembre 2009

Drag Me To Hell

Drag Me To Hell (2009, regia Sam Raimi)



Per dimostrare le sue capacità professionali, e ottenere così la tanto desiderata promozione, la giovane Christine nega ad un'anziana signora la proroga di un prestito che le consentirebbe di conservare la propria casa. Per vendicarsi la donna le scaglia contro una maledizione, trascinandola in un vero e proprio inferno.

"Il film del terrore risponde a un bisogno che si può riscontrare anche in qualsiasi luna-park: il bisogno di essere spaventati stando al sicuro, il bisogno di sperimentare e oggettivare e confrontarsi con i propri terrori in un contesto di definitiva sicurezza, quando ci si può dire in ogni momento: È soltanto un film; questi sono soltanto attori, non è neppure un sogno che sto facendo, posso alzarmi e lasciare la sala buia per trovarmi in un mondo più familiare in qualsiasi momento"

La citazione è dello storico del cinema Siegbert S. Prawer e, bene o male, riesce a descrivere gran parte delle emozioni che noi spettatori proviamo di fronte ad una pellicola di genere horror. Parole che trovano una perfetta collocazione all'interno del cinema di Sam Raimi che, forse più di chiunque altro, ha saputo cogliere la componente ludica dell'orrore, creando scenari grotteschi che uniscono il rosso del sangue alla carica irriverente dei cartoon, altra sua grande passione. Drag Me To Hell rappresenta per lui un ritorno a quel genere che l'ha consacrato come regista, dopo la bellissima (a parte un terzo capitolo sotto tono) parentesi Spider Man. Un ritorno più che mai atteso e fortunatamente lontano da ogni delusione. Come qualcuno ha già fatto notare, quello di Sam Raimi è l'horror post crisi globale, figlio di un deficit economico che non ha risparmiato nessuno. La cosa non deve stupire, il cinema del terrore ha sempre trovato terreno fertile nelle metafore sociali, l'importante è non caricare questo Drag Me To Hell di troppe responsabilità. Le allegorie ci sono, anche abbastanza evidenti, ma più che altro è il divertimento a dominare incontrastato, conducendoci con mano sicura lungo un percorso di ricordi cinematografici personali, capaci di risvegliare lo spettatore da quel torpore che l'horror moderno aveva raggiunto.

Da questo punto di vista la pellicola di Raimi si può definire perfetta. Perfetta perché non si prende troppo sul serio. Perfetta perché riesce a calibrare la tensione in maniera volutamente (in)aspettata. Perfetta perché è girata con mano sicura e può vantare alcune sequenze, come quella del combattimento nel garage, da antologia. Perfetta proprio perché sa di non esserlo, ma non gliene importa niente. Questo perché è anche consapevole di essere uno dei film di genere più interessati degli ultimi anni.

Pubblicato su: Loudvision

10 commenti:

Noodles ha detto...

Ecco dove avevo già letto la recensione! Piacere di scoprire che sei anche tu nei ranghi di Loudvision (con questi nickname alla fine non si sa mai chi si celi dietro, anagraficamente). Splendida recensione. Da un amante dell'horror una promozione vale più di molte altre. Non vedo l'ora di andare in sala (ma stasera sono tutto per Herzog).

FiliÞþØ ha detto...

Ah...ma non sapevo ci fossi anche tu...:) vado subito a sgamarti...;)

Peeping Tom ha detto...

raimi ha fatto centro.
gran film :)

Riccardo ha detto...

finalmente un bell'horror che non pretende di essere un capolavoro del genere, ma semplicemente un assurdo splatter con toni molto da comedy!!

se penso al gattino rido troppo! HAHA

Riccardo ha detto...

finalmente un bell'horror che non pretende di essere un capolavoro del genere, ma semplicemente un assurdo splatter con toni molto da comedy!!

se penso al gattino rido troppo! HAHA

Noodles ha detto...

Visto visto! Pur non essendo un amante del genere horror (ma Raimi mi garba molto) l'ho apprezzato assai. E mi sono pure cagato addosso parecchio!

Anonimo ha detto...

D'accordo dalla prima all'ultima riga, veramente un gran bel ritorno.
Venendo alla tua recensione, mi ha colpito in particolare il passaggio "Parole che trovano una perfetta collocazione all'interno del cinema di Sam Raimi che, forse più di chiunque altro, ha saputo cogliere la componente ludica dell'orrore, creando scenari grotteschi che uniscono il rosso del sangue alla carica irriverente dei cartoon, altra sua grande passione."

Condivido l'analisi, ma rilancio con un altro nome Joe Dante. Secondo me, anche per lui, può valere la medesima constatazione.
Che ne pensi?

MonsierVerdoux ha detto...

lo vedrò al più presto!

Cineserialteam ha detto...

Semplicemente eccezionale. Ottimo ritorno di Raimi al suo primo amore, la comedy-horror.

CST

Roberto Junior Fusco ha detto...

E gia, siamo tutti d'accordo. Un grande ritorno.

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