martedì 9 giugno 2009

Terminator Salvation

Terminator Salvation (2009, regia McG)



La maggior parte delle persone continua a sottovalutare l’importanza che un film come Terminator ha avuto sulla cinematografia di genere, non solo CyberPunk. Principalmente perché è riuscito benissimo a riflettere le ansie di un periodo – gli anni ’80 – pieno di incertezze, creando una figura entrata ormai a far parte dell’immaginario comune. Il Cyborg T-800, arma da guerra lontana dai replicanti di Blade Runner, priva di anima e perfettamente in grado di infiltrarsi all’interno dei territori nemici.
Quello di Cameron è stato uno dei primi film a riflettere sui paradossi temporali, basandoci un’intera storia e ricordandoci che “Il destino non è scritto. Il destino è quello che noi ci creiamo”, concetto in seguito ripreso, con toni meno catastrofici, da Robert Zemeckis per il suo Ritorno al Futuro.
Come spesso accade, le migliori idee sono quelle a fare la fine peggiore, sfruttate fino all’osso e private di ciò che le ha rese così affascinanti. Così è stato anche per la saga di Terminator.
Terminator II – Il Giorno del Giudizio, diretto sempre da James Cameron è stata comunque e a suo modo una pellicola importante. Uno dei film più costosi della storia del Cinema, questo anche a causa dell’innovativo (almeno per i tempi) uso della grafica digitale.
Purtroppo già allora la carica eversiva del plot aveva dimostrato un forte calo. Ad affossarla del tutto ci ha pensato Jonathan Mostow con il suo Terminator III – Le Macchine Ribelli. Un film francamente inutile, che si è limitato a ripetere cliché ormai logorati dal tempo.

Cliché che fortunatamente si è cercato di evitare all’interno di questo Terminator Salvation, preceduto da un telefilm – Terminator: The Sarah Connor Chronicles – ma comunque distaccato da esso, questo grazie alla “scusa” dei paradossi temporali, che se non altro garantisce il privilegio di poter salvare gli sceneggiatori da qualsiasi incongruenza.
Il pregio principale del film di McG è proprio questo, il voler ricominciare tutto da capo pur proseguendo l’ideale via intrapresa dalla saga.
Il risultato è un film che poco ha a che fare con l’estetica e la filosofia CyberPunk del primo capitolo, ma che perlomeno riesce a sfruttare le tendenze cinematografiche del periodo.
Le influenze sono molte. La robotica di Asimov, il pessimismo futurista della saga di Matrix (nei confronti del quale questo Salvation è fortemente debitore), misto all’estetica post-apocalittica di vecchi cult del passato come Interceptor.
Il risultato è un ottimo film d’azione, dal ritmo serrato e ricco di gustose (auto)citazioni, accattivante proprio per la situazione che sviluppa al suo interno e che sarà portata avanti nei successivi capitoli di questa trilogia: l’incontro di John Connor, capo della resistenza, con suo padre. Un ragazzino di nome Kyle Reese, il cui destino è proprio quello di tornare indietro nel tempo per proteggere Sarah Connor.
That’s Entertainment!
Si rimpiangono i vecchi fasti di un tempo, ma non i soldi del biglietto.

Pubblicato su Livecity.it

4 commenti:

Noodles ha detto...

Concordavo con una recensione che avevo letto non ricordo su quale blog (forse ... sono vivo e non ho più paura) sul fatto che mostrando il futuro nella saga di Terminator già si perdeva la magia. Il valore dei film di Cameron stava proprio nell'incognita, nonostante i viaggi temporali. era una fantascienza assai concreta, proprio perchè raccontava il prequel di quella guerra futura. ed era più facile identificrsi in quelle paure.

FiliÞþØ ha detto...

si...è la recensione di gparker. Guarda, è una considerazione giustissima. Infatti ho precisato che in questa nuova trilogia tutta la filosofia alla base della saga va a farsi benedire. A dirla tutta poteva anche benissimo non chiamarsi Terminator.
Ma, considerato come puro film d'azione, fantascienza, ecc. ecc. funziona.
E conta che io sono entrato in sala carico di pregiudizio...

Luciano ha detto...

In effetti non ne sono rimasto troppo convinto e sono d'accordo quando scrivi che ha poco a che fare con l'estetica e la filosofia CyberPunk.

Peeping Tom ha detto...

alla fine me lo sono perso, pazienza!
però in compenso ho recuperato "hardware" di richard stanley :)

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