Una piccola ragazzina viene trovata mentre cammina in stato di shock, sporca, disidratata e con evidenti segni di percosse. Difficile capire il perché di tale accanimento nei confronti di una creatura così indifesa. Portata in un orfanotrofio Lucie, questo il nome della ragazza, trova conforto nell’amicizia di Anna.
Passati quindici anni dal tragico evento, la tranquilla vita di una famiglia francese viene sconvolta da un gesto apparentemente senza senso. Una donna, armata di fucile, ha fatto irruzione nella loro casa. Quella donna è Lucie.
Ormai non ci sono più dubbi, la nuova patria del cinema estremo è la Francia. C’è voluta una maturazione passata attraverso tre pellicole (Alta tensione, A L’Interieur e Frontiers) e che ha portato alla creazione di un film capace di unire la carica truculenta del cosiddetto Torture Porn (genere consacrato dagli americani Saw e Hostel) ad una trama evocativa, lontana da qualsiasi rimembranza Slasher.
Come spesso accade in questi casi, quella di Martyrs è una fama nata (e continuamente alimentata) dalle leggende che si sono sparse lungo il suo cammino.
Svenimenti, spettatori che hanno abbandonato la sala in preda a nausea e vomito (o semplicemente perché contrariati dalle immagini proiettate sullo schermo).
Si è parlato addirittura di persone portate via in ambulanza.
Tutte cose che hanno contribuito a far crescere un alone di mistero attorno all’opera, e aumentato la curiosità nei suoi confronti.
E la critica? Come da copione si è trovata divisa tra favorevoli e contrari.
Così è successo anche al Festival del Cinema di Roma, dove la pellicola è stata presentata.
Nel bene o nel male si può dunque affermare che l’opera di Laugier ha centrato il bersaglio, ma il merito non è solo dei cosiddetti Rumors che si sono sparsi nel giro di un anno.
Martyrs può vantare infatti una storia originale, profondamente disturbante e lontana dai soliti canoni cui il genere ci ha abituati.
Certo, si tratta pur sempre di uno spettacolo destinato ad un pubblico di appassionati, ma viste le sue continue evoluzioni di trama, quel voler cercare di trasformare la violenza estrema in autorialità (cosa che rimanda inevitabilmente al cinema di Clive Barker) e quell’aura – incredibile a dirsi, ma è così – di sentimentalismo che ne caratterizza la narrazione, non è escluso anche l’apprezzamento da parte di chi ha poca dimestichezza con il genere (ma molto stomaco).
Per quanto riguarda Pascal Laugier, come al solito l’America non se l’è lasciato sfuggire e gli ha affidato – udite udite – il remake di Hellraiser.
[Il film non è ancora stato distribuito in Italia e difficilmente ci arriverà, quindi vi conviene aspettare il dvd]
Passati quindici anni dal tragico evento, la tranquilla vita di una famiglia francese viene sconvolta da un gesto apparentemente senza senso. Una donna, armata di fucile, ha fatto irruzione nella loro casa. Quella donna è Lucie.
Ormai non ci sono più dubbi, la nuova patria del cinema estremo è la Francia. C’è voluta una maturazione passata attraverso tre pellicole (Alta tensione, A L’Interieur e Frontiers) e che ha portato alla creazione di un film capace di unire la carica truculenta del cosiddetto Torture Porn (genere consacrato dagli americani Saw e Hostel) ad una trama evocativa, lontana da qualsiasi rimembranza Slasher.
Come spesso accade in questi casi, quella di Martyrs è una fama nata (e continuamente alimentata) dalle leggende che si sono sparse lungo il suo cammino.
Svenimenti, spettatori che hanno abbandonato la sala in preda a nausea e vomito (o semplicemente perché contrariati dalle immagini proiettate sullo schermo).
Si è parlato addirittura di persone portate via in ambulanza.
Tutte cose che hanno contribuito a far crescere un alone di mistero attorno all’opera, e aumentato la curiosità nei suoi confronti.
E la critica? Come da copione si è trovata divisa tra favorevoli e contrari.
Così è successo anche al Festival del Cinema di Roma, dove la pellicola è stata presentata.
Martyrs può vantare infatti una storia originale, profondamente disturbante e lontana dai soliti canoni cui il genere ci ha abituati.
Certo, si tratta pur sempre di uno spettacolo destinato ad un pubblico di appassionati, ma viste le sue continue evoluzioni di trama, quel voler cercare di trasformare la violenza estrema in autorialità (cosa che rimanda inevitabilmente al cinema di Clive Barker) e quell’aura – incredibile a dirsi, ma è così – di sentimentalismo che ne caratterizza la narrazione, non è escluso anche l’apprezzamento da parte di chi ha poca dimestichezza con il genere (ma molto stomaco).
Per quanto riguarda Pascal Laugier, come al solito l’America non se l’è lasciato sfuggire e gli ha affidato – udite udite – il remake di Hellraiser.
[Il film non è ancora stato distribuito in Italia e difficilmente ci arriverà, quindi vi conviene aspettare il dvd]
Pubblicato su Cineocchio
6 commenti:
Ammazza non conoscevo questi aneddoti. Comunque indipendentemente da essi, il film è in cima a quelli che devo recuperare!
sono veramente ignorante sull'horror... e sull'horror francese (neanche sapevo esistesse). Non ne avevo mai sentito parlare di questo film... Mi pare di capire che sebbene il tema sia simile faccia meglio di Hostel? No perchè a me quel film fece incacchiare di brutto. Una ciofeca di quelle col botto proprio...
@ ale55andra: vedilo e fammi sapere...io domani recupererò A L’Interieur, l'ultmo della lista che mi manca e che dicono sia altrettanto insopportabile.
@ noodles: lontano anni luce da hostel (che per inciso non ho gradito, molto meglio Cabin Fever). La trama può sembrare simile, ma la storia si evolve in una maniera assolutamente inaspettata, te lo garantisco.
Io capisco che si voglia pubblicizzare un film, ma bisogna anche rendere attenti gli spettatori su quello che li aspetta. Non si tratta di un film di sangue e omicidi efferati quanto volete, tipo la saga di Saw o Hostel, non si tratta di un thriller qualsiasi. Qui le torture e i massacri sistematici raggiungono vette mai viste e a chi non è opportunamente preparato potrebbe causare non pochi disturbi. Si tratta di una pellicola sconvolgente, disturbante, assolutamente angosciante che non può lasciare indifferente nemmeno la persona più assuefatta a questo genere di film. Il martirio, in quanto testimonianza della visione di un aldilà ultraterreno, viene raggiunto con la sofferenza psichica e fisica inflitta alle protagoniste del film. E a questa sofferenza non vi è alcun limite massimo. Consiglio quindi la visione davvero solo a coloro che si informano bene su ciò che li aspetta e che sono pronti a ricevere un pugno nello stomaco che farà male per diverse settimane.
beh...conta che ho occupato gran parte del post a parlare degli effetti del film sul pubblico...penso di aver messo abbastanza in guardia...più di questo posso solo mettermi fuori dal cinema a lasciare volantini...:)
Conta oltretutto che più si spendono parole per preparare il pubblico e più si aumenta la curiosità...paradossalmente un commento come il tuo attira più persone della mia recensione (ricordi il polverone sollevato er Hostel?).
Ti garantisco cmq che esistono pellicole molto più angoscianti di questa, che a mio parere possiede un plot molto più forte della violenza che contiene, vedi il citato A L’Interieur.
Disturbante. Stamattina mi sono alzato con l'acicità di stomaco. Disturbante non tanto per la truculenza mostrata, ma molto più per la preparazione psicologica che crea con la prima parte del film a quelli che saranno i martiri della protagonista.
E concordo, gran plot. Nella prima parte mi stavo chiedendo quale fosse la genialità di questo film..mi sembrava un misto tra kill bill e the grudge :).
Cmq trovo francamente esagerate certe reazioni riportate dai media dopo la visione... o sarà che quello di ieri era un pubblico troppo smaliziato? Hai visto che compagni di cineforum ti sei trovato!!! ahah
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