Un diluvio, incessante, imponente, accompagna i due protagonisti di questa storia. Un uomo e una donna, marito e moglie. Lui lavora e nei ritagli di tempo si dedica alle pulizie casalinghe. Lei offre sostegno telefonico a chi ne ha bisogno, sfogando nei momenti liberi profondi desideri sessuali repressi in solitarie pratiche erotiche. La loro storia è comune a quella di molte coppie. Perdita del desiderio, forse dovuta a routine. Resta il fatto che i due vivono un rapporto più simile a quello di due coinquilini, caratterizzato da una convivenza rispettosa che poco ha a che fare con l’amore coniugale. A smuovere le acque ci penserà un misterioso individuo, dedito alla fotografia ma non al rispetto della privacy, che condurrà questa spenta coppia in un turbine erotico capace di riaccendere e alimentare l’ormai assopito fuoco della passione.Il voyeurismo, nella sua più estrema concezione, è il tema portante di questa morbosa pellicola. Nasce come trauma, dolorosa scoperta. Si rivela nella sua vera essenza come unica fonte di salvezza. Una concezione liberatoria della pratica dell’osservare che culmina in una stravagante e sconvolgente rappresentazione di uomini che indossano maschere simulatrici di pertugi. Attraverso esse si spiano pratiche di totale perversione erotica come attraverso il buco di una serratura, in silenzio, come fosse un atto furtivo. Furtivo è anche il ricongiungimento del logorato rapporto coniugale, ottenuto tramite un rapporto distante. Un autoerotismo spiato, liberatorio, capace di risvegliare desideri letargici.Tsukamoto affronta nuovamente i temi della passione, della sessualità, del cambiamento. E anche se siamo distanti dall’eccessiva messa in scena di “Tetsuo”, la morbosità è la stessa. Le ossessioni sono celebrali, ma altrettanto devastanti e liberatorie.
Su tutto domina un’atmosfera glaciale, dovuta ad un sapiente uso delle tonalità blu e verdi, fredde sfumature che accentuano ulteriormente l’assenza di colore, calando la storia in una perenne atmosfera notturna.Ancora una volta si possono riconoscere nelle situazioni narrate, temi cari a registi quali Lynch e Cronenberg. Tsukamoto però riesce a dare all’opera un forte stile personale che, andando oltre il semplice gradimento (che può benissimo non esserci), riesce nel suo intento turbatorio.
Su tutto domina un’atmosfera glaciale, dovuta ad un sapiente uso delle tonalità blu e verdi, fredde sfumature che accentuano ulteriormente l’assenza di colore, calando la storia in una perenne atmosfera notturna.Ancora una volta si possono riconoscere nelle situazioni narrate, temi cari a registi quali Lynch e Cronenberg. Tsukamoto però riesce a dare all’opera un forte stile personale che, andando oltre il semplice gradimento (che può benissimo non esserci), riesce nel suo intento turbatorio.
4 commenti:
bravissimo, prossimamente volevo farmi una rassegna di questo (pare) straordinario regista. Leggendo la rece ho riconosciuto dei tratti cronenberghiani...(crash ad esempio).
I tratti Cronenberghiani ci sono, eccome e anche Lynchiani (vedendolo te ne accorgerai)...soprattutto in Tetsuo, la mutazione, che si sviluppa tramite escrescenze tumorali, è 100% Cronenberg...^^
Finora ho visto solo questi due (ma sono riuscito a procurarmi Tetsuo II e Nightmare Detective)...come regista te lo consiglio, quando vedi i suoi film pensa al fatto che non si occupa solo della regia, ma del montaggio, delle luci, delle musiche, degli effetti speciali ecc...
l'ho letto e studiato qualche mese fa, e ora sono 2 mesi che studio Cronenberg.
bè...questo non può che rendermi felice...^^
Sai come la penso su Cronenberg...studia studia...^^
Se non lo hai letto ti consiglio il libro Scritto da Canova, un'analisi dell'opera Cronenberghiana che analizza la sua filmografia tramite un unico filo conduttore...cosa hai visto di suo finora?
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