Bellissimo esordio quello di Liev Schreiber, che riadatta per il grande schermo l’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer.
Il film racconta l’avventura di un giovane ragazzo americano e del suo viaggio in Ucraina alla ricerca delle memorie del nonno defunto. Per compiere la sua missione il protagonista si rivolgerà ad una strampalata agenzia turistica, ottenendo come guida un giovane ragazzo di Odessa, novello rapper americano e suo nonno, figura autoritaria e affetto da cecità immaginaria. All’interno di una macchina scassata, i tre, con la compagnia di un cane squilibrato, compieranno questo viaggio alla ricerca di ricordi perduti. Ed è in fatti il ricordo il tema portante della pellicola. La volontà di non perdere il passato si concretizza nell’estrema ossessione di Jonathan (Elijah Wood), collezionista di momenti trascorsi, cultore della rimembranza.
La poesia di questo film risiede nella sua semplicità. Ogni cosa è veramente illuminata all’interno della storia. Tutto sembra nuovo e, sebbene banale, talmente bello da far commuovere.
Un viaggio all’interno di se stessi, che coinvolgerà i tre personaggi, portandoli all’illuminazione di cui parla il titolo, quella della memoria. Dimenticare il passato uccide la nostra personalità, mortifica la nostra anima. E’ nel finale che tutto acquista una forma, la maturazione celebrale si rivela come una forma liberatoria. Riabbracciare i ricordi perduti, placa le angosce non solo del protagonista, ma anche dei suoi accompagnatori, che raggiungeranno la tanto cercata pace interiore, coscienti di aver dato un senso alla loro vita. Un’esperienza che segnerà Jonathan, portandolo a rivedere in ogni luogo i volti di tutte le persone incontrate nel viaggio.
La leggerezza di questo film è pari solo alla sua poesia, che vive in ogni immagine, si muove in ogni inquadratura, commuove, diverte, lasciandoci nel finale totalmente appagati.
Il film racconta l’avventura di un giovane ragazzo americano e del suo viaggio in Ucraina alla ricerca delle memorie del nonno defunto. Per compiere la sua missione il protagonista si rivolgerà ad una strampalata agenzia turistica, ottenendo come guida un giovane ragazzo di Odessa, novello rapper americano e suo nonno, figura autoritaria e affetto da cecità immaginaria. All’interno di una macchina scassata, i tre, con la compagnia di un cane squilibrato, compieranno questo viaggio alla ricerca di ricordi perduti. Ed è in fatti il ricordo il tema portante della pellicola. La volontà di non perdere il passato si concretizza nell’estrema ossessione di Jonathan (Elijah Wood), collezionista di momenti trascorsi, cultore della rimembranza.
La poesia di questo film risiede nella sua semplicità. Ogni cosa è veramente illuminata all’interno della storia. Tutto sembra nuovo e, sebbene banale, talmente bello da far commuovere.
Un viaggio all’interno di se stessi, che coinvolgerà i tre personaggi, portandoli all’illuminazione di cui parla il titolo, quella della memoria. Dimenticare il passato uccide la nostra personalità, mortifica la nostra anima. E’ nel finale che tutto acquista una forma, la maturazione celebrale si rivela come una forma liberatoria. Riabbracciare i ricordi perduti, placa le angosce non solo del protagonista, ma anche dei suoi accompagnatori, che raggiungeranno la tanto cercata pace interiore, coscienti di aver dato un senso alla loro vita. Un’esperienza che segnerà Jonathan, portandolo a rivedere in ogni luogo i volti di tutte le persone incontrate nel viaggio.
La leggerezza di questo film è pari solo alla sua poesia, che vive in ogni immagine, si muove in ogni inquadratura, commuove, diverte, lasciandoci nel finale totalmente appagati.
2 commenti:
Mi stava entusiasmando questa pellicola alla Kusturica fino a quando non sono arrivato al finale. Perchè far finire tutto con il ricordo della tragedia storica e non con qualcosa di più privato? Ho trovato che l'ultima parte banalizzasse tutto quello che di bello e poetico c'era stato prima. Peccato,ero davvero dispiaciuto perchè mi piaceva. Che poi in realtà lo reputo un buon film,però...peccato.
Edo
non so...io l'ho trovato moltro bello e non mi ha dato fastidio la commemorazione storica...anzi, l'ho trovata in linea con il senso del film. Oltre che risultare determinante per il destino di altri personaggi, rispettava l'idea di fondo per cui tutto continua a vivere nella memoria delle persone...
Cmq penso che la colpa sia del libro da cui è tratto...non se quali fossero le idee dell'autore...
ciao
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