Un meteorite precipita sulla terra. Dalla roccia marziana escono delle astronavi aliene, ma i visitatori sono tutt’altro che amichevoli e interessati alla conquista del nostro pianeta. Gli uomini, impotenti di fronte a questa minaccia, non possono fare altro che pregare in un miracolo.
Le origini
Vincitore del premio Oscar per gli effetti speciali, il film ha avuto una storia alquanto complicata. Già dal 1925 infatti, Hollywood si dimostra interessata all’omonimo romanzo di H. G. Wells, convinta del sicuro riscontro di pubblico, confermato anche dal successo di un altro colossal ricco di effetti speciali, “I dieci Comandamenti” (1923).
Sergey Eisenstein fu tra i primi registi ad essere preso in considerazione per la direzione del film. La sua originalità, dovuta alle sperimentazioni sul montaggio visivo, avrebbe contribuito a rendere la pellicola un sicuro successo, ma il troppo tempo passato tra la proposta e l’inizio delle riprese causò la perdita di interesse da parte del cineasta russo, che abbandonò il progetto per dedicarsi a quella che sarebbe diventata una delle sue più famose opere, l’incompiuto “Que viva Mexico”. Altri registi furono presi in considerazione come Alfred Hitchcock, scartato perché le sue scelte sul film non legavano con le idee della produzione. Il progetto finì lentamente nel dimenticatoio, era passato ormai molto tempo e un racconto del 1897 sembrava ora un soggetto troppo lontano, non si era più sicuri del successo di pubblico.
The Mercury Theatre on the Air
Il successo (e il panico), ottenuto dalla trasposizione radiofonica de “La guerra dei mondi”,fatta da Orson Welles durante la notte di Halloween nel 1938, confermarono la potenza e l’efficacia che tale storia possedeva, riaccendendo l’antico l’interesse. Ma l’imminenza del secondo conflitto mondiale portò nuovamente all’abbandono del progetto, considerato troppo forte e inadatto in una situazione globale tesa come quella.
Specchio del tempo
Si dovrà attendere la fine della seconda guerra mondiale, l’avvento della guerra fredda, ma soprattutto la ferma convinzione del produttore George Pall, sicuro del successo della storia, per vedere finalmente realizzato questo antico progetto.
L’ostilità nei confronti della minaccia comunista, così temuta dal popolo americano, è la principale metafora che si nasconde dietro la devastante conquista aliena rappresentata nella pellicola. Una figura divenuta in seguito molto comune e caratteristica in tutta la cinematografia (di genere) del periodo.
I corpi carbonizzati e ridotti in ombre di cenere dai raggi marziani, sono si un espediente scelto dagli sceneggiatori per evitare l’evidente violenza dell’esposizione dei cadaveri, ma sono anche un richiamo diretto agli effetti provocati a Hiroshima e Nagasaki dallo scoppio della due bombe atomiche.
La super stereotipata rappresentazione dell’esercito americano, fiero, sicuro, spavaldo, è un’evidente manifestazione della consapevole superiorità Americana, dimostrata durante la guerra e ostentata sulla pellicola.
Ovviamente tutto questo non rispetta lontanamente i motivi del racconto originale di H. G. Wells, nato come metafora del colonialismo e dell’età industriale.
Efetti Speciali da Oscar
Anche se possono risultare banali, il film si è avvalso di effetti speciali rivoluzionari per il periodo. Per ovvi motivi di realizzazione al posto dei Tripodi presenti nel libro (ricreati successivamente da Spielberg per la sua versione cinematografica) si optò per dei dischi volanti (creati da Albert Nozaki), facilmente gestibili tramite l’uso di fili (che in alcune inquadrature sono visibilissimi).
I famosissimi modellini a forma di manta, con un’appendice a forma di testa di cobra, furono realizzati in rame e si illuminavano tramite collegamenti elettrici.
Il suono riprodotto durante il loro cammino, altro non è che la manipolazione del feedback di una chitarra elettrica.
I famosissimi raggi letali, sparati dalle navi erano registrati a parte e poi sovrapposti alla pellicola originale, con la stessa tecnica vennero create anche le cupole protettive.
Gli alieni , creati dallo scultore Charlie Remora, erano composti principalmente di legno e latex e animati da una persona. Tramite l’immissione e l’emissione di aria venivano fatte gonfiare sacche interne, che davano alla creatura un’illusione di vita, la stessa tecnica fu utilizzate per la scena finale, dove la morte dell’alieno viene resa tramite l’aspirazione dell’aria presente nel finto braccio.
Film così possiedono un carisma impossibile da abbattere, nonostante tutte le ingenuità che presentano.
Dietro la forte teatralità della recitazione, i rozzi effetti speciali, le sceneggiature di stampo classico, c’è un grande impegno. Atmosfere simili, non possono essere ricreate neanche tramite l’uso dei più moderni effetti speciali. La virtualità del computer, può solo soccombere di fronte alla concretezza degli effetti vecchia maniera, improbabili, ma pur sempre reali.
2 commenti:
Stupendo,bellissimo approfondimento su un film cult della fantascienza che ho sempre adorato. Non ero a conoscenza delle difficoltà incontrate dalla Produzione per girare questo film.
Grazie.
grazie a te per i complimenti...^^
La tua adorazione per questo film non può che trovarmi concorde...trovo che la cinematografia sci-fi anni 50 abbia un fascino particolare, che la contraddistingue da qualsiasi altro filone cinematografico...
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