“Il Futuro, è di metallo…”
Inutile perdere tempo cercando di spiegarne la trama.
“Tetsuo” è principalmente un’avventura visiva, un sogno violento e sensuale.
La mutazione rappresenta il tema portante del film. Invasiva, devastante, si manifesta tramite escrescenze tumorali, si impossessa di tutto il corpo. Il metallo diventa guscio dell’uomo sofferente, lo copre, lo comanda. Il super-uomo non diventa eroe, ma distruttore. Distrugge le cose a lui più care cercando di amarle, per poi impossessarsi del mondo.
Quale ne sia la causa non è dato saperlo, nel film non esiste un “prima”. E anche se il dopo viene lasciato intuire, l’unica cosa certa è il “durante”. Un presente doloroso, ma inevitabile. Visto attraverso occhi nuovi, che alterano la realtà, trascinandoci in un incubo.
Tsukamoto orchestra un delirio morboso, perverso. Anima ossessioni profonde e le fa diventare materiali. Un assedio veloce ma altamente sconvolgente, caratterizzato da una regia assillante che alterna brevi momenti di tranquillità a lunghi periodi di orrore. Violenza visiva, ma soprattutto psicologica, perché quello che vediamo non ha senso e fa ancora più male per la sua incoerenza e inevitabilità.
Passando attraverso Lynch e Cronenberg, il regista costruisce un’indigesta (ma affascinate) apologia sul metallo.
Il risultato turba, ma cos’altro lascia?
Inutile perdere tempo cercando di spiegarne la trama.
“Tetsuo” è principalmente un’avventura visiva, un sogno violento e sensuale.
La mutazione rappresenta il tema portante del film. Invasiva, devastante, si manifesta tramite escrescenze tumorali, si impossessa di tutto il corpo. Il metallo diventa guscio dell’uomo sofferente, lo copre, lo comanda. Il super-uomo non diventa eroe, ma distruttore. Distrugge le cose a lui più care cercando di amarle, per poi impossessarsi del mondo.
Quale ne sia la causa non è dato saperlo, nel film non esiste un “prima”. E anche se il dopo viene lasciato intuire, l’unica cosa certa è il “durante”. Un presente doloroso, ma inevitabile. Visto attraverso occhi nuovi, che alterano la realtà, trascinandoci in un incubo.
Tsukamoto orchestra un delirio morboso, perverso. Anima ossessioni profonde e le fa diventare materiali. Un assedio veloce ma altamente sconvolgente, caratterizzato da una regia assillante che alterna brevi momenti di tranquillità a lunghi periodi di orrore. Violenza visiva, ma soprattutto psicologica, perché quello che vediamo non ha senso e fa ancora più male per la sua incoerenza e inevitabilità.
Passando attraverso Lynch e Cronenberg, il regista costruisce un’indigesta (ma affascinate) apologia sul metallo.
Il risultato turba, ma cos’altro lascia?
6 commenti:
Ciao. Grazie mille per i complimenti.
Sì, Miike è uno degli ultimi irriducibili :)
Ciaoo Rob
Di niente...grazie a te per la visita...
Ciao
Grandioso Tetsuo.
Lo vidi anni fa a Fuoriorario e ne rimasi folgorato.
Visionario al massimo.
Byez
l'impatto visivo e devastante...prossimamente vedrò il secondo...speriamo sia all'altezza...solitamente sono un pò prevenuto nei confronti dei sequel...
ciao
li voglio vedere tutti quelli di tsukamoto. carne e metallo, visionarietà, mi state preoccupando...^^
Guarda guarda...^^
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