Alcune cose utili da sapere prima di vedere il film:
· Le interviste del film sono state girate in buona fede. Gli intervistati credevano veramente di partecipare ad un documentario per la tv Kazaca.
· Le interviste del film sono state girate in buona fede. Gli intervistati credevano veramente di partecipare ad un documentario per la tv Kazaca.
· Pamela Anderson ha inoltrato una causa legale nei confronti di Sacha Baron Cohen.
· Sacha Baron Cohen è un ebreo osservante.
· Borat è il primo personaggio inventato dal comico e sembra si basi ad una persona realmente incontrata in Russia.
Borat Sagdiyev, ancorman Kazaco, parte per un viaggio-documentario finalizzato a scoprire usi e costumi degli Americani. Dopo aver visto in tv una puntata di “Baywatch”, decide di cambiare il suo percorso per raggiungere la California e trovare la donna di cui si è innamorato, Pamela Anderson.
Sacha Baron Cohen è un comico di indiscussa fama in Inghilterra. Da noi si è fatto conoscere per il personaggio di Ali G, rapper bianco caricatura di tutta la cultura “macho” che domina l’ambiente Hip-Hop.
La comicità di Cohen non è certamente tra le più semplici da comprendere e Borat ne è la piena dimostrazione. Razzista, omofobo, maschilista, antisemita, il giornalista Kazaco rappresenta tutto ciò che di più politicamente scorretto poteva apparire sul grande schermo. Molte persone erano dubbiose che l’ironia del film si potesse capire ed è difficile dargli torto. “Borat” è un film che può essere frainteso in più sensi, si può ridere per il semplice impatto visivo, per il fatto che la persona di fronte a noi si masturba guardando i manichini delle grandi boutique Newyorkesi, o perché corre nudo con un dildo anale in mano, ma fermarsi alla superficie sarebbe un grande errore. Oppure si può rimanere scandalizzati per la volgarità del film, per le battute profondamente scorrette, cadendo in un errore ancor più grave di quello precedente.
Borat è lontanissimo dal filone della “Slapstick comedy” e non ha niente da spartire con quei contenitori di volgarità che possono essere la varie commedie americane che ultimamente invadono i cinema.
Borat è Borat, punto e basta.
Io personalmente guardando il film non ho riso a squarciagola come promettevano i manifesti, mi sono limitato a sorridere. Questo però non vuol dire che non abbia gradito la pellicola anzi, pur essendo uscito perplesso dalla sala, rimuginare su quello che ho visto mi è servito ad andare oltre il pregiudizio (non lo nego, anch’io sono caduto in quella trappola).
Sacha Baron Cohen è un formidabile caratterista ed è riuscito a creare un personaggio concreto, incredibilmente puro e ingenuo nonostante tutte le sue convinzioni.
In questa grande candid-camera che è il film, Borat non ha nessun cedimento, nessun momento di dubbio, quasi si stenta a credere che non sia vero. Borat esiste e certamente non è più scandaloso di alcuni attori inconsapevoli del film.
Quando assistiamo a dialoghi inerenti la guerra in Iraq, quando ci sentiamo dire qual è la velocità adatta per uccidere uno zingaro investendolo con una Jeep, quando scopriamo qual è la pistola più adatta per uccidere un ebreo, la cosa più inquietante è che solo uno degli individui ripresi sta recitando e noi lo sappiamo bene.
Borat Sagdiyev, ancorman Kazaco, parte per un viaggio-documentario finalizzato a scoprire usi e costumi degli Americani. Dopo aver visto in tv una puntata di “Baywatch”, decide di cambiare il suo percorso per raggiungere la California e trovare la donna di cui si è innamorato, Pamela Anderson.
Sacha Baron Cohen è un comico di indiscussa fama in Inghilterra. Da noi si è fatto conoscere per il personaggio di Ali G, rapper bianco caricatura di tutta la cultura “macho” che domina l’ambiente Hip-Hop.
La comicità di Cohen non è certamente tra le più semplici da comprendere e Borat ne è la piena dimostrazione. Razzista, omofobo, maschilista, antisemita, il giornalista Kazaco rappresenta tutto ciò che di più politicamente scorretto poteva apparire sul grande schermo. Molte persone erano dubbiose che l’ironia del film si potesse capire ed è difficile dargli torto. “Borat” è un film che può essere frainteso in più sensi, si può ridere per il semplice impatto visivo, per il fatto che la persona di fronte a noi si masturba guardando i manichini delle grandi boutique Newyorkesi, o perché corre nudo con un dildo anale in mano, ma fermarsi alla superficie sarebbe un grande errore. Oppure si può rimanere scandalizzati per la volgarità del film, per le battute profondamente scorrette, cadendo in un errore ancor più grave di quello precedente.
Borat è lontanissimo dal filone della “Slapstick comedy” e non ha niente da spartire con quei contenitori di volgarità che possono essere la varie commedie americane che ultimamente invadono i cinema.
Borat è Borat, punto e basta.
Io personalmente guardando il film non ho riso a squarciagola come promettevano i manifesti, mi sono limitato a sorridere. Questo però non vuol dire che non abbia gradito la pellicola anzi, pur essendo uscito perplesso dalla sala, rimuginare su quello che ho visto mi è servito ad andare oltre il pregiudizio (non lo nego, anch’io sono caduto in quella trappola).
Sacha Baron Cohen è un formidabile caratterista ed è riuscito a creare un personaggio concreto, incredibilmente puro e ingenuo nonostante tutte le sue convinzioni.
In questa grande candid-camera che è il film, Borat non ha nessun cedimento, nessun momento di dubbio, quasi si stenta a credere che non sia vero. Borat esiste e certamente non è più scandaloso di alcuni attori inconsapevoli del film.
Quando assistiamo a dialoghi inerenti la guerra in Iraq, quando ci sentiamo dire qual è la velocità adatta per uccidere uno zingaro investendolo con una Jeep, quando scopriamo qual è la pistola più adatta per uccidere un ebreo, la cosa più inquietante è che solo uno degli individui ripresi sta recitando e noi lo sappiamo bene.
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