Nel 1977 Wes Craven con con una piccola somma realizzò un piccolo cult entrato nella storia del cinema horror. Oggi il francese Alexandre Aja (“Alta Tensione”), aiutato da un budget di tutto rispetto, ne realizza il remake.
Ultimamente il cinema horror sembra a corto di idee (idee buone si intende, perché le boiate abbondano!), forse è per questo che Hollywood ha deciso di riesumare titoli entrati nella storia, o di sfruttarne il nome con sequel e prequel vari.
Questa volta però l’opera di “restauro” è alquanto convincente.
La storia è sempre quella dell’originale, una famiglia americana in viaggio per le strade deserte del New Mexico, viene aggredita da un gruppo di selvaggi cannibali. Aja però la perfeziona, o meglio la attualizza. Nella sua versione i selvaggi non sono altro che il frutto dell’uomo, esseri deformi, le cui deformità sono causate dalle radiazioni emanate da ordigni nucleari che l’esercito ha segretamente sperimentato in quella zona. La famiglia, Padre repubblicano, genero democratico, si presenta come divisa all’inizio, unita poi nel dolore e nella rabbia.
La tematica è sempre quella dell’originale, chi è veramente il mostro? Anche se qui la critica alla società americana e più evidente (Emblematica è la scena della bandiera a stelle e strisce conficcata nella gola di uno dei cannibali). Altrettanto evidente è la critica nei confronti della ricerca scientifica, quando essa viene perpetrata senza rispetto per il genere umano o per gli esseri viventi, un monito e un reclamo ai disastri che ha fatto e continua a fare l’uomo (“…voi ci avete creato.” Dice uno dei cannibali).
La violenza è molta, e gli effetti speciali curati da Greg Nicotero sono alquanto truculenti, ma chi ha visto il precedente film di Aja sa bene che il regista nelle scene gore non ci risparmia niente.
Nel complesso niente di nuovo, ma almeno quello che c’è è fatto bene.
Ultimamente il cinema horror sembra a corto di idee (idee buone si intende, perché le boiate abbondano!), forse è per questo che Hollywood ha deciso di riesumare titoli entrati nella storia, o di sfruttarne il nome con sequel e prequel vari.
Questa volta però l’opera di “restauro” è alquanto convincente.
La storia è sempre quella dell’originale, una famiglia americana in viaggio per le strade deserte del New Mexico, viene aggredita da un gruppo di selvaggi cannibali. Aja però la perfeziona, o meglio la attualizza. Nella sua versione i selvaggi non sono altro che il frutto dell’uomo, esseri deformi, le cui deformità sono causate dalle radiazioni emanate da ordigni nucleari che l’esercito ha segretamente sperimentato in quella zona. La famiglia, Padre repubblicano, genero democratico, si presenta come divisa all’inizio, unita poi nel dolore e nella rabbia.
La tematica è sempre quella dell’originale, chi è veramente il mostro? Anche se qui la critica alla società americana e più evidente (Emblematica è la scena della bandiera a stelle e strisce conficcata nella gola di uno dei cannibali). Altrettanto evidente è la critica nei confronti della ricerca scientifica, quando essa viene perpetrata senza rispetto per il genere umano o per gli esseri viventi, un monito e un reclamo ai disastri che ha fatto e continua a fare l’uomo (“…voi ci avete creato.” Dice uno dei cannibali).
La violenza è molta, e gli effetti speciali curati da Greg Nicotero sono alquanto truculenti, ma chi ha visto il precedente film di Aja sa bene che il regista nelle scene gore non ci risparmia niente.
Nel complesso niente di nuovo, ma almeno quello che c’è è fatto bene.
1 commento:
Nel momento in cui mi convincerò che lo scopo di un horror sarà quello di far riflettere impressionando la mente ma distruggendo lo stomaco, considererò riuscito questo film!
Alla fine, come al solito, l' America VINCE . . . In un solo film forse sarebbe bello vederla schiacciata dai propri fantasmi partoriti e dimenticati!!!
Flavia
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