Fine anni ’70, Arnie e Dennis sono due giovani ragazzi, grandi amici. Dennis è bello, gioca a football. Arnie è il tipico secchione cui tocca subire i soprusi dei bulletti della scuola. Un giorno durante una passeggiata con l’amico Arnie nota parcheggiata nel cortile di un’abitazione una Plymouth Fury del 1958. La macchina è in vendita, ma è ridotta un rottame, ciononostante Arnie se ne innamora, e malgrado il parere contrario dell’amico decide di comprarla e di rimetterla a nuovo. Con molta fatica il nuovo proprietario riesce a portare la vettura allo splendore di un tempo, ma qualcosa cambia nella personalità di Arnie, come se fosse posseduto dalla macchina, fino al punto di amarla. L’automobile infatti non è un comune mezzo, ma ha una propria anima, e chi la possiede ne diviene schiavo, fino alle estreme conseguenze.
Macchine, rock ‘n roll e omicidi sono gli ingredienti principali di questo horror diretto dal maestro John Carpenter tratto da un romanzo di Stephen King. Christine è un film che si lascia guardare, e non annoia. Che riesce a far paura senza mostrare apertamente la violenza, come solo John Carpenter sa fare, e che, pur mantenendo sempre quella superficie grezza tipica del regista americano (che ha fatto dei B-moovie una vera e propria arte), non cade mai nel banale o nel grottesco, tranne dove è propriamente voluto (vedi la frase finale).
Per chi ama le macchine d’epoca (maledette si intende!), per chi è maniaco delle automobili e tiene la sua come un gioiellino, e per chi come Arnie pensa che “…Non c’è cosa più bella che guidare la propria auto, tranne forse scopare!”.
Macchine, rock ‘n roll e omicidi sono gli ingredienti principali di questo horror diretto dal maestro John Carpenter tratto da un romanzo di Stephen King. Christine è un film che si lascia guardare, e non annoia. Che riesce a far paura senza mostrare apertamente la violenza, come solo John Carpenter sa fare, e che, pur mantenendo sempre quella superficie grezza tipica del regista americano (che ha fatto dei B-moovie una vera e propria arte), non cade mai nel banale o nel grottesco, tranne dove è propriamente voluto (vedi la frase finale).
Per chi ama le macchine d’epoca (maledette si intende!), per chi è maniaco delle automobili e tiene la sua come un gioiellino, e per chi come Arnie pensa che “…Non c’è cosa più bella che guidare la propria auto, tranne forse scopare!”.
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