giovedì 4 aprile 2013

Cose Cattive, la recensione

Regia: Simone Gandolfo
Cast: Marta Gastini, Jun Ichikawa, Giuseppe Loconsole, Pietro Ragusa, Sara Lazzaro, Jennifer Mischiati, Nicola Sorrenti
Durata: 1h 30m
Anno: 2013

Quattro ragazzi vengono invitati in un piccolo paese sperduto tra le montagne. Sono i finalisti di Evil Thing, concorso nato su un blog omonimo che invitava i partecipanti a dare sfoggio della loro malvagità. I quattro, che si incontrano per la prima volta, sono convinti di essere lì per partecipare ad una sorta di reality show con un premio finale. La verità non è poi così distante, ma è decisamente più terrificante.


Partiamo da un presupposto ben preciso: in Italia, ormai, sono così poche le produzioni di genere che ogni volta che ne viene realizzata una è sempre un bene parlarne. Sembra infatti che il nostro paese si sia dimenticato di quella lunga tradizione horror che ha contraddistinto il suo glorioso passato.

Cose Cattive si inserisce perfettamente in questo discorso: si tratta dell’esordio alla regia di Simone Gandolfo, attore famoso per la sua partecipazione a diverse fiction televisive come La baronessa di Carini, Zodiaco e Distretto di Polizia. Produce Luca Argentero con la sua Inside Production. I due hanno presentato il film lo scorso mercoledì a Torino, presenti in sala alcuni membri del cast e una serie di persone che hanno reso possibile, in modo concreto o con il semplice sostegno, la nascita di questo lungometraggio.

È vero che oggi è difficili fare film, ma è ancora più difficile farli vedere alle persone” ha detto il produttore Luca Argentero, che compare nel film in alcuni brevi flash. “Quello che vedrete è stato realizzato veramente con pochissimo. È un qualcosa che si avvicina molto all’artigianato, una cosa molto importante per chi fa questo mestiere. Artigianato non vuol dire scarsità di mezzi o scarsità di qualità, vuol dire grande attenzione al particolare, grande cura del dettaglio e, soprattutto, grande amore nei confronti di quello che si fa. Questo mestiere, fare film, non può prescindere da un totale affetto verso quello che si fa. Una cosa che Simone ha dimostrato di avere nei confronti di questo film”.


Parole che risultano ancora più chiare una volta vista la pellicola, che riprende i temi cari al genere Torture Porn (la saga di Saw su tutti) e l’atmosfera di altri titoli famosi come Non Aprite Quella Porta e Frontiers, con l’aggiunta di una componente attuale e indispensabile nel mondo in cui viviamo: l’assuefazione da social network, mista alla crisi d’identità che sta colpendo il mondo dei più giovani, spinti a condividere ogni minimo gesto con il resto della comunità virtuale per ottenere una sorta di affermazione personale.

Nobili intenti, che purtroppo si risolvono in un’opera che non tiene fede alle premesse fatte. Da questo punto di vista l’essenza artigianale non può essere considerata una giustificazione, perché il cinema di genere è pieno di opere realizzate con le cosiddette “due lire” che sono state in grado di rivelarsi delle vere e proprie sorprese, raggiungendo con il tempo lo status di cult. Cose Cattive sbaglia tutte quelle cose che in un horror dovrebbero essere fondamentali: il ritmo, la tensione e i personaggi, soprattutto per quanto riguarda il villain supremo alla Jigsaw.

Il protagonista malvagio di questa storia, interpretato da Pietro Ragusa, non ha spessore, tantomeno una motivazione reale. Si muove spinto de un delirio mistico che non riesce a risultare credibile, risultando forzato all’inverosimile. Per quanto riguarda ritmo e tensione le cose non vanno decisamente meglio. Le scene di tortura (anche) psicologica sono fredde e distaccate e alcune scelte registiche (come l’uso del campo lungo per le fughe) non fanno altro che smorzare la tensione che dovrebbe essere peculiare all’interno di quei momenti.

Non si tratta di scarsità di mezzi, ma di idee, che rendono quest’opera un semplice ibrido all’insegna del già visto. Realizzare un prodotto che cerca di allontanarsi dalla miriade di pellicole che ogni anno vengono realizzate nel nostro territorio è una cosa lodevole, è vero, ma farlo nel modo sbagliato non serve poi a molto.

Pubblicato su ScreenWEEK

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