domenica 5 febbraio 2012

Io e la mia sedia, la recensione

Regia: Angelo Amoroso D’Aragona 
Cast: Enzo Del Re, Vinicio Capossela, Antonio Infantino, Roberta Fancelli in Popovich, Paolo Ciarchi, Isabella Ciarchi, Vittorio Franceschi, Claudio Lolli, Gianni Cellamare, Romolo Epifania 
Durata: 1h 3m 
Anno: 2011 

Pochi conoscono Enzo Del Re e la sua musica, anche se, come spesso accade, il titolo di una sua canzone è stato e continua ad essere sulla bocca di tutti. Il motivo è semplicissimo e risale al 2004, anno in cui il regista Guido Chiesa ha girato Lavorare con lentezza, un nome che richiama un brano che negli anni ’70 è stato scelto come sigla d’apertura e chiusura della bolognese Radio Alice. 


A pochissimo tempo dalla sua morte ecco che arriva un documentario, intitolato Io e la mia sedia (riferimento ad un oggetto di uso comune in grado di trasformarsi nelle mani di questo compositore un vero e proprio strumento musicale), a rendergli il giusto e doveroso omaggio. Perché Enzo Del Re è una di quelle persone che nel corso della sua vita ha condotto la sua rivoluzione silenziosa (per modo di dire), che l’ha portato a viaggiare l’Italia e non solo, collaborando con personalità del calibro di Nanni Ricordi, Dario Fo e Vinicio Capossela, che nel 2010 l’ha fatto salire sul palco del Primo Maggio, di fronte ad una folla che, nonostante fosse composta per la maggior parte da persone che non lo conoscevano, è stato in grado di conquistare in poco più di una manciata di secondi. 

L’opera diretta da Angelo Amoroso D’Aragona cerca di celebrare la figura di un uomo che nella sua vita ha vissuto moltissime avventure e che è stato in grado di dimostrare che è possibile “stare al mondo senza doversi arrendere al mondo”. Nel farlo si divide tra le parole dello stesso Enzo e le testimonianze di chi l’ha conosciuto molto bene e di chi, in più di un’occasione, ha diviso la strada con lui. 

Il ritratto che ne emerge è quello di una figura che sarebbe troppo riduttivo definire artista. Una personalità forte, che è stata in grado di “piegare il mondo a sé e di non farsi piegare da esso”.

Pubblicato su ScreenWEEK

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