sabato 14 gennaio 2012

La Talpa, la recensione

Regia: Tomas Alfredson 
Cast: Gary Leonard Oldman, Colin Firth, Benedict Cumberbatch, Tom Hardy, Mark Strong, Toby Jones, Stephen Graham, Roger Lloyd-Pack, David Dencik, John Hurt, Ciaràn Hinds, Amanda Fairbank-Hynes 
Durata: 2h 7m 
Anno: 2011 

Londra, prima anni ’70. Control (John Hurt), il capo del servizio segreto inglese, è costretto a dare le dimissioni dopo il fallimento di una missione in Ungheria che si è conclusa nel peggiore dei modi, con l’uccisione dell’agente speciale sotto copertura Prideaux (Mark Strong). Con Control se ne va anche il suo braccio destro George Smiley (Gary Oldman), che si vede costretto ad accettare un pensionamento anticipato. Ma il suo ritiro durerà pochissimo tempo. Smiley viene infatti convocato dal sottogretario governativo, che vuole affidargli una missione tanto delicata quanto segreta: c’è una talpa all’interno dell’organizzazione che lavora per i servizi segreti sovietici e deve essere smascherata. 


A quanto pare chi nel 2009 aveva elogiato quel piccolo gioiello di Lasciami Entrare e soprattutto il suo regista Tomas Alfredson aveva pienamente ragione. La conferma della bravura di questo cineasta è arrivata due anni dopo con il suo secondo lungometraggio: La Talpa, spy story ispirata al romanzo Tinker, Tailor, Soldier, Spy, scritto nel 1974 dal maestro del genere John le Carré. A dar vita a questa storia un cast che senza alcuna esitazione si può definire “degno delle migliori occasioni”, con nomi del calibro di Gary Oldman, Colin Firth, Tom Hardy, Mark Strong, Ciarán Hinds e Benedict Cumberbatch. Si potrebbe tranquillamente dire che con un gruppo di attori di questo calibro è praticamente impossibile non sfornare un grande film. Sarà anche vero ma non è certo solo ed esclusivamente su di loro che si appoggia questa pellicola. Quello che salta subito agli occhi de La Talpa, infatti, e la sua regia così decisa e al tempo stesso così delicata, in grado di regalarci in più di un momento sequenze straordinarie che riescono tuttavia a non prendere il sopravvento sulla storia. 

A voler per forza trovare una pecca si potrebbe dire che quest’opera non scorre sempre liscia come l’olio e presenta qualche calo di ritmo. Ma si tratta pur sempre di un minuscolo dettaglio, trascurabilissimo all’interno di un film che riporta alla mente, senza ovviamente farlo rimpiangere, il miglior cinema di genere realizzato a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 e che presenta una messa in scena e una cura per dettaglio che sfiorano la perfezione. E se tutto questo non dovesse bastare aggiungeteci anche un protagonista da standing ovation. Chi, troppo frettolosamente, si è limitato a definire Gary Oldman un semplice caratterista dovrebbe guardare questa pellicola ed esibirsi in un “mea culpa” colossale. Il suo Smiley è un concentrato di emozioni latenti che sembrano perennemente sul punto di esplodere. Una prova d’attore che non può lasciare indifferenti, unita ad una cornice di gran classe, come non se ne vedevano da tempo ormai.

Pubblicato su ScreenWEEK

1 commento:

claps ha detto...

Mamma mai, ne ho visti di film sconclusionati, ma come questo pochi!!!
ecco la mia recensione stroncante:
http://www.clapsbook.com/2012/01/la-talpa-tratti-fa-rimpiangere-la.html

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