giovedì 29 settembre 2011

Drive, la recensione

Regia: Nicolas Winding Refn 
Cast: Ryan Gosling, Bryan Cranston, Carey Mulligan, Albert Brooks, Christina Hendricks, Ron Francis Perlman 
Durata: 1h 35m 
Anno: 2011 

Driver (Ryan Gosling) è un giovane asso del volante, che si guadagna da vivere in più modi, senza fare troppa differenza tra legalità e illegalità. Lavora come meccanico nell’officina dell’amico Shannon (Bryan Cranston), arrotonda facendo lo stuntman per alcune produzioni cinematografiche e, non di rado, viene assoldato come “autista per rapine”. Le cose sembrano andare per il meglio quando Shannon gli propone di intraprendere la carriera di pilota professionista. A questo si unisce la conoscenza di Irene (Carey Mulligan), giovane vicina di casa con un marito in carcere e un figlio da crescere. Tra i due nasce subito qualcosa, ma tutto è tragicamente destinato a cambiare. 


Dopo aver vinto la Palma d’Oro per la Miglior Regia al Festival di Cannes ecco che Drive fa il suo ingresso nelle sale italiane. Sul serio non poteva esserci miglior biglietto da visita per questo film, che, oltre ad un regia a dir poco perfetta, può anche vantare un cast decisamente in forma, capeggiato da un Ryan Gosling che, senza timore di esagerare, si può definire “da standing ovation”. Quella diretta da Nicolas Winding Refn è una pellicola che si potrebbe definire “cronenberghiana”, questo perché, proprio come gli ultimi lungometraggi diretti da David Cronenberg (nello specifico A History of Violence e La Promessa dell’Assassino), ci guida attraverso un viaggio silenzioso, pervaso di una tensione palpabile e di una violenza che sembra pronta ad esplodere da un momento all’altro e che quando lo fa riesce a stamparsi in maniera indelebile nella mente dello spettatore. 

Ed è proprio questo il principale punto di forza di Drive, il riuscire a portare ad un livello superiore quello che, in altre mani si sarebbe risolto solo in uno stanco e inutile déjà-vu. Sia chiaro, infatti, che non ci troviamo né di fronte ad una storia innovativa e né di fronte a personaggi in grado di discostarsi un minimo da quei cliché che il genere impone. Quello che rende questo film tanto speciale non è di certo la sua trama, ma il modo in cui si è scelto di rappresentarla. 

Quella che ci viene offerta è l’autorialità più pura, che se ne frega di generi, situazioni e personaggi. Ed è decisamente un piacere lasciarsi travolgere da tutto questo.

Pubblicato su ScreenWEEK

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' proprio questo che rende Drive davvero un bel film: il suo stile e la sua autorialità, nonché le interpretazioni tra cui ovviamente spicca quella del perfetto Gosling. Chi se ne frega dei cliché, se vengono gestiti e "lavorati" in questo modo! :)

Ale55andra

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