giovedì 2 giugno 2011

Tepepa, la recensione

Regia: Giulio Petroni
Cast: Tomas Milian, Orson Welles, John Steiner, José Torres, George Wang
Durata: 2h 16m
Anno: 1968

Di spaghetti western “anomali” ce ne sono molti e tra questi si può sicuramente citare Tepepa, pellicola del 1968 diretta da Giulio Petroni, un regista che ha contribuito in maniera determinante all’affermarsi del cinema di genere in Italia. Si tratta di un film “anomalo” principalmente perché unisce sul grande schermo una coppia a cui difficilmente qualcuno avrebbe potuto pensare, se non all’interno di qualche fantasia trash che, sicuramente, avrebbe fatto la fortuna di qualche regista contemporaneo come Quentin Tarantino o Robert Rodriguez: il genio del cinema Orson Welles e il “mito” Tomas Milian.


Girato in pieno spirito sessantottino, il film racconta la storia del peone messicano Jesus Maria Moran detto Tepepa (Tomas Milian), un rivoluzionario deciso a combattere il governo di Madero. Durante la sua lotta sarà costretto a scontrarsi più volte con il colonnello Cascorro (Orson Welles) e sarà anche perseguitato da Henry Price (John Steiner), un medico inglese desideroso di vendicare la sua amata, stuprata e uccisa da Tepepa. Le storie di questi personaggi si intrecciano lungo una narrazione che si concretizza attraverso una fusione di presente e passato, dando luogo ad una trama all’interno della quale non esistono buoni o cattivi, ma solo cause per cui combattere.

Pur non godendo di troppa fama, Tepepa si presenta come un’ottima pellicola di genere, sorretta da un cast più in forma che mai (tra cui spicca uno straordinario Tomas Milian) e affidata alle mani di un solido mestierante come Giulio Petroni, che ci propone una storia di frontiera caratterizzata da una serie di tocchi di classe non indifferenti, scanditi attraverso frammenti onirici e massacri che riportano alla mente il migliore Sam Peckinpah.

Pubblicato su ScreenWEEK

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