lunedì 20 giugno 2011

Phobia 2, la recensione

Regia: Banjong Pisanthanakun, Paween Purikitpanya, Songyos Sugmakanan, Parkpoom Wongpoom
Cast: Jirayu La-ongmanee, Ray Macdonald, Dan Worrawech, Nicole Theriault, Erika Toda, Charlie Trairat, Marsha Wattanapanich, Nattapong Chartpong, Pongsatorn Jongwilak, Wiwat Kongrasri
Durata: 2h 5m
Anno: 2009

Cinque storie, dirette da altrettanti registi, all’insegna del terrore: un piccolo teppistello si rifugia in una comunità di monaci nel tentativo di sfuggire ai suoi problemi, ma non ai suoi sensi di colpa; un giovane viene ricoverato in seguito ad un incidente. Il suo anziano compagno di stanza si rivela ben presto meno innocuo del previsto; due autostoppisti ricevo un passaggio da due camionisti, che trasportano una carico molto particolare; la titolare di una rivendita di auto usate è in realtà una donna senza scrupoli, che si ritrova a dover fare i conti con gli ex proprietari delle vetture che ha messo in vendita; sul set di un film horror realtà e finzione si mescolano dando vita ad un vero e proprio incubo.


La legge del franchise vale ovunque, non solo nella ridente Hollywood. Visto, dunque, il successo riscosso (perlomeno in patria) da 4bia (qui trovate le recensione), ecco che la GMM Tai Hub ha subito deciso di produrne un sequel, che presenta la medesima struttura a episodi e che – incredibile dictu – risulta anche più riuscito del precedente.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un titolo che arriva nelle nostre sale con notevole ritardo sulla tabella di marcia (la pellicola è infatti del 2009) e che, quasi sicuramente, è destinato a passare inosservato, ma, per chi fosse in cerca di un paio d’ore di sani brividi in grado di far dimenticare la calura estiva, il consiglio è di non lasciarselo perdere.

Mettendo da parte gli inevitabili alti e bassi che ogni film a episodi contiene per forza di cose, questo Phobia 2 si presenta infatti come un horror più che dignitoso e, cosa fondamentale, ricco di tutte quelle caratteristiche che il genere impone, dosate in maniera più o meno omogenea all’interno di ogni parte che compone quest’opera: orrore, atmosfera, una buona dose di splatter e, perché no, un divertente e beffardo senso dell’umorismo, che pervade ogni storia e che trova la sua esaltazione nel segmento conclusivo, forse il più riuscito tra tutti.

Niente per cui gridare al miracolo, sia chiaro, più che altro si tratta di un titolo che durerà il tempo (esiguo) della sua permanenza in sala. Ma fa sempre molto piacere riuscire a trovare una pellicola di genere in grado di svolgere egregiamente il suo dovere. Specialmente visti i tempi che corrono.

Pubblicato su ScreenWEEK

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...