giovedì 9 settembre 2010

4bia

4bia (2008, regia Banjong Pisanthanakun, Paween Purikitpanya, Yongyoot Thongkongtoon, Parkpoom Wongpoom)



Quattro storie, dirette da altrettanti registi: nella prima una ragazza bloccata a casa in seguito ad un incidente riceve un SMS da uno sconosciuto; nella seconda un giovane ragazzo perseguitato da un gruppo di bulletti decide di vendicarsi con la magia nera; nella terza dei ragazzi in campeggio dovranno fare i conti con le loro paure; infine una hostess è costretta ad affrontare un volo insieme al cadavere della moglie del suo amante.

Arriva dalla Thailandia e con notevole ritardo sulla tabella di marcia (la pellicola è del 2008) 4bia, film a episodi che ripercorre le gesta di vecchi cult del passato come Creepshow, strizzando l’occhio a recenti produzioni come Masters of Horror e Películas para no dormir. Gli ingredienti sono semplici: quattro registi particolarmente affermati in patria e abbastanza conosciuti – perlomeno tra gli appassionati – dalle nostre parti come Banjong Pisanthanakun, Paween Purikitpanya, Yongyoot Thongkongtoon, Parkpoom Wongpoom per altrettante storie. Il risultato è un ottimo prodotto, in grado di regalare qualche brivido e, cosa fondamentale, di non prendersi troppo sul serio.

I richiami al cinema di genere sono molti e più o meno evidenti. A cominciare dal primo episodio, che riesce a spaventare grazie al semplice uso dell’atmosfera, prendendo un tema particolarmente caro al cinema orientale (si veda ad esempio Phone e The Call) e mischiandolo ad una tensione latente che tanto ricorda la prima parte de I tre volti della paura.
Il clima cala decisamente nel secondo episodio, penalizzato da una regia esageratamente frenetica e dall’uso di una grafica digitale poco convincente e ormai datata, per poi riprendersi con quelli che si potrebbero a tutti gli effetti definire i capitoli migliori di quest’opera, volutamente citazionisti, divertenti e – soprattutto nel finale – in grado di riportare alla mente quei temi che hanno fatto la fortuna di vecchi cult del passato come Ai Confini della Realtà.

Un film più che dignitoso insomma, ma che in ogni caso passerà inosservato a causa di una distribuzione ridicola e di un lancio promozionale praticamente nullo.

Pubblicato su ScreenWEEK

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