sabato 26 marzo 2011

Qualunquemente

Qualunquemente (2011, regia Giulio Manfredonia)



La Calabria rischia di essere sconvolta dalla legalità, che lentamente si sta insinuando nel suo territorio. L’uomo intenzionato a promuovere la correttezza è il candidato sindaco De Santis, ma molte persone sono pronte ad ostacolare la sua missione. Per farlo c’è bisogno di un degno avversario. Qualcuno che viva il più lontano possibile dalla giustizia. Qualcuno in grado di vincere le elezioni in maniera disonesta.

Cetto La Qualunque, il personaggio creato da Antonio Albanese nel 2003, ha fatto il suo ingresso nelle nostre sale cinematografiche. Visto il periodo si potrebbe dire che non poteva esserci riflessione più attuale su come stanno le cose in Italia, ma, a parte questo, rimane il solito dubbio riguardo il rischioso passaggio dal piccolo al grande schermo, dai pochi minuti degli sketch comici alla durata standard del lungometraggio, che troppo spesso diventa un ostacolo insormontabile.

È toccato recentemente al suo collega Checco Zalone, che ormai sembra aver capito la ricetta del blockbuster, e ora tocca a lui, Antonio Albanese. Da questo punto di vista possiamo dire che Qualunquemente non esce né vincitore né perdente, dimostrando di risentire in parte dell’eccessiva durata, ma recuperando in più punti con alcune trovate di sicuro impatto. Antonio Albanese è sicuramente molto bravo nell’interpretare un personaggio senza scrupoli per vocazione e con lui il resto del cast, tra cui il pugliese Sergio Rubini, nel ruolo di un milanese che non riesce a nascondere le sue origini baresi.

Il risultato è un film senza infamia e senza lode, che usa la situazione meridionale come metafora di un’Italia corrotta, all’interno della quale i valori hanno subito un brusco cambio di significato. Risate amare dunque? Certamente. Ma per due motivi: perché decisamente attuali e perché si poteva fare certamente di meglio.

Per maggiori informazioni sul film potete leggere la mia intervista a Davide Giordano, giovane promessa del cinema che nel film interpreta Melo, l’ingenuo figlio di Cetto La Qualunque.


Pubblicato su I Think Magazine

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