venerdì 11 febbraio 2011

Il Cigno Nero

Il Cigno Nero (2010, regia Darren Aronofsky)



Sono sempre stato del parere che ogni autore nel corso della sua carriera sia in grado di raggiungere un picco di perfezione che difficilmente, diciamo anche mai, riuscirà a superare. Qualche anno fa – con il bellissimo The Wrestler – Darren Aronofsky ha quasi toccato questo culmine, senza però raggiungerlo. Vi dico subito che anche Black Swan non raggiunge quella perfezione a cui mi riferisco, ma il discorso è un altro. Sì, perché se anche un’opera incredibilmente potente come questa può risultare “incompleta”, allora viene sul serio da chiedersi quali sorprese sia ancora in grado di regalarci quest’autore, che nel corso degli anni – e delle pellicole girate – ha dimostrato un’incredibile maturazione artistica.

Black Swan racconta la storia di Nina (un’intensa Natalie Portman), una ballerina del New York City Ballet che insegue disperatamente il sogno di tutta una vita. Lo raggiunge nel momento in cui il regista Thomas Leroy (Vincent Cassel) le affida il ruolo di protagonista nella sua rivisitazione del Lago dei cigni. La felicità di questa ragazza si trasforma ben presto in ossessione, soprattutto nei confronti della collega Lily (Mila Kunis), che sembra decisa a rubarle il posto. Per Nina, fondamentalmente troppo immatura, si tratta di un peso troppo difficile da sopportare.

Come era successo per il wrestler Mickey Rourke, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un personaggio caratterizzato da un forte tormento interiore e in grado di comunicare quasi esclusivamente attraverso la sua fisicità. È infatti il corpo ad occupare una parte fondamentale all’interno di questa storia, scandagliato e analizzato in ogni sua accezione, che sia sensuale, frigida o – seguendo una via che si potrebbe definire “cronemberghiana” – ibrida. Da questo punto di vista l’incompletezza che si può attribuire a questa pellicola riesce ad essere funzionale. Allo stesso modo della sua protagonista, il film sembra infatti voler inseguire a tutti i costi la perfezione. Non ci riesce, è vero, ma non è detto che questo debba essere per forza un difetto. Black Swan è un film che vive di lacune, di cose non dette. Chi sia veramente la protagonista, quale il suo reale tormento possiamo solo intuirlo, senza averne mai la certezza.

Nel guidarci lungo questo viaggio, Darren Aronofsky sceglie il medesimo registro stilistico usato per descrivere la dura vita del ring, abbandonando ancora una volta la frenesia degli esordi. Il risultato è un’opera che vive di dualità: delicata e aggraziata come un cigno bianco, possente e rabbiosa come il suo antagonista nero.

Pubblicato su ScreenWEEK

1 commento:

Luciano ha detto...

Un film bellissimo. Mi piace in particolare questa tua frase:

"...il film sembra infatti voler inseguire a tutti i costi la perfezione. Non ci riesce, è vero, ma non è detto che questo debba essere per forza un difetto".

Grande Aronofsky.

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