Quello che vedete nell’immagine non è l’omino della sigla dei Nuovi Mostri di Striscia la Notizia. O meglio, è lui, ma non è solo questo. Oltretutto sarebbe abbastanza riduttivo ricordarlo in questo modo, dato che ci troviamo di fronte ad uno dei più famosi e significativi (dal punto di vista commerciale, iconografico e chi più ne ha, più ne metta) mostri Universal. Signore e signori, è con immenso piacere che vi presento il Mostro della laguna Nera.
Dopo le dovute presentazioni, possiamo cominciare a parlare del film. L’anno è il 1954, cinematograficamente parlando sono cambiate molte cose. L’America, superate guerra e depressione, è pronta ad accogliere nuovi divi e nuovi generi cinematografici. Se da un lato si affermano star del calibro di James Dean e Marlon Brando, dall’altro si comincia a notare il boom di un genere cinematografico “nuovo”. Sono gli anni della fantascienza, di film come Destinazione Terra, La cosa da un altro mondo e Ultimatum alla terra. I classici cattivi della cinema horror, devono cedere il posto a nuove figure meno carismatiche ma altrettanto affascinanti. In questo periodo di mutamento, la Universal da vita ad una creatura che si pone come spartiacque tra i due generi (horror e sci-fi), un ibrido più terrestre che mai ma altrettanto alieno, un po’ come tutti i “diversi”. E’ così che, sotto la direzione di un esperto come Jack Arnold (Destinazione Terra, Radiazioni BX: Distruzione Uomo, Tarantula), la creatura conosciuta come Gill-Man invade il grande schermo. E lo fa nel più eclatante dei modi, sfruttando la moda di un periodo e distinguendosi con un primato: Il Mostro della Laguna Nera è stato il primo film 3D con riprese subacquee, un vero e proprio evento per il pubblico dell’epoca, che ha potuto godere appieno delle bellissime sequenze sottomarine entrando a farne parte. La storia si potrebbe riassumere nel classico incontro tra un bella (l’attrice Julie Adams) e una bestia, cosa che accomuna la pellicola ad un altro classico di genere: King Kong. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad uno stravolgimento dei ruoli, che avvicina buoni e cattivi fino a farne perdere ogni distinzione. Chi è veramente il malvagio all’interno del film? Difficile trovare una risposta, anche se tutto porterebbe ad identificare il mostro come unica vera vittima. Talmente umano che nel corso di due sequel subirà una vera e propria metamorfosi che lo porterà ad abbandonare gran parte della sua mostruosità (ma di questo parleremo in seguito).
Senza alcuna esitazione si può dunque definire Il Mostro della laguna Nera una pellicola fondamentale. Ha lanciato una figura che ha aperto la strada a creature come il redivivo Predator. A parte questo il film di Jack Arnold è un piccolo gioiello, per come riesce a calibrare la tensione, per un uso della colonna sonora più ansiogeno che mai e, soprattutto, per un uso allusivo delle riprese che riesce a manifestare l’erotismo latente tipico del connubio amore/morte. Vedere per credere.
Dopo le dovute presentazioni, possiamo cominciare a parlare del film. L’anno è il 1954, cinematograficamente parlando sono cambiate molte cose. L’America, superate guerra e depressione, è pronta ad accogliere nuovi divi e nuovi generi cinematografici. Se da un lato si affermano star del calibro di James Dean e Marlon Brando, dall’altro si comincia a notare il boom di un genere cinematografico “nuovo”. Sono gli anni della fantascienza, di film come Destinazione Terra, La cosa da un altro mondo e Ultimatum alla terra. I classici cattivi della cinema horror, devono cedere il posto a nuove figure meno carismatiche ma altrettanto affascinanti. In questo periodo di mutamento, la Universal da vita ad una creatura che si pone come spartiacque tra i due generi (horror e sci-fi), un ibrido più terrestre che mai ma altrettanto alieno, un po’ come tutti i “diversi”. E’ così che, sotto la direzione di un esperto come Jack Arnold (Destinazione Terra, Radiazioni BX: Distruzione Uomo, Tarantula), la creatura conosciuta come Gill-Man invade il grande schermo. E lo fa nel più eclatante dei modi, sfruttando la moda di un periodo e distinguendosi con un primato: Il Mostro della Laguna Nera è stato il primo film 3D con riprese subacquee, un vero e proprio evento per il pubblico dell’epoca, che ha potuto godere appieno delle bellissime sequenze sottomarine entrando a farne parte. La storia si potrebbe riassumere nel classico incontro tra un bella (l’attrice Julie Adams) e una bestia, cosa che accomuna la pellicola ad un altro classico di genere: King Kong. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad uno stravolgimento dei ruoli, che avvicina buoni e cattivi fino a farne perdere ogni distinzione. Chi è veramente il malvagio all’interno del film? Difficile trovare una risposta, anche se tutto porterebbe ad identificare il mostro come unica vera vittima. Talmente umano che nel corso di due sequel subirà una vera e propria metamorfosi che lo porterà ad abbandonare gran parte della sua mostruosità (ma di questo parleremo in seguito).
Senza alcuna esitazione si può dunque definire Il Mostro della laguna Nera una pellicola fondamentale. Ha lanciato una figura che ha aperto la strada a creature come il redivivo Predator. A parte questo il film di Jack Arnold è un piccolo gioiello, per come riesce a calibrare la tensione, per un uso della colonna sonora più ansiogeno che mai e, soprattutto, per un uso allusivo delle riprese che riesce a manifestare l’erotismo latente tipico del connubio amore/morte. Vedere per credere.
Pubblicato su: The Wolfman
3 commenti:
Sono d'accordo: pellicola fondamentale. Un cult^^
cult. cultissimo. stracult.
uno di quei film che ha deviato la mia infanzia.
inutile dire che lo stupidissimo uso che ne fa "striscia la notizia" ha aggiunto un motivo di odio in più per quell'infimo prodotto televisivo.
ecco.
Oh be devo dire qualcosa??insomma ne ho parlato per mesi sul blog. stracult.
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